Intervista di Monica Macchioni
Ce lo racconta Letizia Bonelli, consulente in reputazione digitale e diritti della persona
D: Viviamo nell’epoca della privacy, ma anche dell’esposizione costante. È un paradosso?
R: Assolutamente sì. Apparere et latere – apparire e nascondersi – è il dualismo che caratterizza il nostro tempo. Ogni post, ogni like, ogni storia che pubblichiamo è una finestra sul nostro mondo interiore. Ma dietro quella finestra, spesso, si nasconde uno sguardo silenzioso. Lo stalker moderno non ha più bisogno di pedinarti sotto casa: entra nella tua vita da follower, senza bussare, senza farsi notare.
D: Cosa distingue lo stalker tradizionale da quello digitale?
R: Cambia la forma, non la sostanza. Il bisogno di controllo, la presenza ossessiva, il desiderio di possesso sono gli stessi. Solo che oggi il tutto avviene nell’ombra. È una presenza invisibile che si manifesta in modi subdoli: un like nel cuore della notte, accessi ripetuti ai contenuti, profili fake che orbitano intorno alla tua vita. È il controllo che si fa spettro, un’ossessione senza corpo.
D: La tecnologia ha una parte di responsabilità in tutto questo?
R: Direi che è uno strumento potentissimo, nel bene e nel male. Come il fuoco di Prometeo: può illuminare, ma anche bruciare. Siamo tutti cartografi della nostra esistenza digitale, disseminando tracce ovunque. E spesso non ci rendiamo conto che dietro quelle tracce, c’è qualcuno che sa leggerle, seguirle e, nei casi peggiori, usarle contro di noi. Vestigia semper manent – le tracce restano.
D: E dal punto di vista legale? La legge ci tutela davvero?
R: Sì, lo stalking è riconosciuto come reato (art. 612-bis del Codice Penale), ma va detto che la normativa, per quanto importante, non basta da sola. Serve una cultura della consapevolezza. Occorre educare le persone, soprattutto i giovani, alla responsabilità digitale. Come dicevano i latini: nescit vox missa reverti – una parola detta non torna indietro. E lo stesso vale per le immagini e i dati.
D: Cosa direbbe a chi si sente osservato, controllato, violato?
R: Che non è solo. La persecuzione, anche quando è invisibile, è una ferita profonda. Il silenzio, in questi casi, diventa alleato dell’abuso. Vulnerant omnes, ultima necat – tutte le ore feriscono, l’ultima uccide. Non bisogna aspettare di arrivare a quel punto. Parlare, denunciare, chiedere aiuto è un atto di forza. Difendere la propria intimità è un gesto di amore verso se stessi.
Monica Macchioni