Un argomento che è stato evidenziato anche in occasione della formazione del nuovo Governo.
Pensate che, se le donne disoccupate avessero la possibilità di lavorare con le agevolazioni del mondo maschile, il PIL avrebbe un aumento del 7%.
Questo numero è assolutamente significativo ed esprime le difficoltà del mondo donna nel lavoro, che non deve essere accontentato con il rispetto delle “quote rosa”, espressione riduttiva in quanto sono fermamente convinta che la Meritocrazia sia l’elemento fondamentale per l’assegnazione del ruolo, ma con il supporto dei servizi dedicati alla gestione della famiglia.
Purtroppo lo svantaggio parte già dall’educazione che ci viene impartita fin da piccole, quando un figlio/a si ammala è dato per scontato che sia la mamma a dedicarsi alla cura e questo ruolo, dettato dal compromesso, ci orienta ad accettare senza replica.
Fare carriera ed emergere ci obbliga in qualche modo a programmare i tempi tra l’essere donna manager o mamma, per evitare di vivere un periodo della propria vita con i sensi di colpa.
In tempo di pandemia ci siamo catapultate nello smart working. Fantastico, ma faticosissimo e comunque, osservando sempre i numeri, il 75% dei part time (altro compromesso) è di donne e il 64% è involontario ma scelto, unicamente per esigenze di famiglia.
Concludo facendovi osservare che anche la programmazione della spesa dei fondi europei è maggiormente destinata ai settori maschili e quindi dovrà essere nostra cura educare le nostre figlie non al compromesso, ma a quello che Le spetta per merito.
Barbara Romanin
Tributarista