Don Pino Esposito
La recente decisione di Papa Leone XIV di riconfermare il Cardinale Pietro Parolin alla guida della Segreteria di Stato segna una significativa continuità nel modo in cui la Santa Sede intende la propria missione nel mondo. Se il pontificato di Francesco ha riportato il Vangelo al cuore dell’azione diplomatica vaticana, la scelta del nuovo Pontefice, pur non provenendo egli stesso dalla scuola diplomatica, rafforza questa visione, riconoscendo il valore dell’esperienza e delle qualità umane e spirituali del Cardinale Parolin.
La riconferma “donec aliter provideatur” sottolinea la fiducia riposta nella discrezione e nella mitezza che hanno contraddistinto il servizio del Cardinale Parolin al fianco di Francesco in anni complessi. Questa scelta apostolica ribadisce l’immagine di una Chiesa costruttrice di ponti tra le nazioni, un’azione che non si fonda su logiche di potere terreno, ma sulla sapienza evangelica fatta di ascolto, mediazione e servizio.
La storia ci ricorda come la Segreteria di Stato sia stata una fucina di futuri Pontefici, da Alessandro VII a Pio XII, ma anche un’importante scuola di governo per altri, come Paolo VI e Benedetto XV. Accanto a loro, figure centrali come i Nunzi Apostolici hanno plasmato la diplomazia della Santa Sede. Basti pensare a Gioacchino Pecci, Nunzio in Belgio prima di divenire Leone XIII, o a Giovanni XXIII, il “Papa della diplomazia del cuore”, Nunzio a Parigi durante la Seconda Guerra Mondiale.
Le radici di questa tradizione affondano nei primi secoli del cristianesimo, con la figura del Legato, o apocrisiario, rappresentante del Pontefice, “Angelo di Pace” investito di una missione di riconciliazione. Questi inviati papali, muniti di lettere credenziali che richiamavano le parole di Luca “Chi ascolta voi ascolta me”, sono i precursori delle moderne Nunziature, definite da Papa Francesco “Case del Papa”, dove il Nunzio agisce in persona del Pontefice.
La riconferma del Cardinale Parolin si inserisce in questa lunga storia di servizio. Forte della sua esperienza come Nunzio in Venezuela e di oltre un decennio come stretto collaboratore di Francesco, egli continua il suo ministero diplomatico in questa nuova fase. Come già delineato nel volume Diplomatici con il Vangelo, il Segretario di Stato è colui che serve la Chiesa nel mondo con la forza mite del Vangelo.
Il Cardinale Parolin ha offerto un contributo prezioso in diversi contesti: dal dialogo interreligioso in Africa alla promozione della libertà religiosa in America Latina, dai negoziati con la Cina alla distensione arabo-israeliana, dall’accordo USA-Cuba ai delicati viaggi in Russia e Ucraina. La sua visione di una diplomazia evangelica, espressa chiaramente nel 2016 (“Mi sono sempre proposto di vivere la diplomazia come sacerdote e da sacerdote”), trova oggi una rinnovata attualità grazie alla fiducia di Leone XIV.
In un’epoca segnata da crescenti tensioni globali, la scelta del nuovo Pontefice di proseguire su questa strada riafferma con forza la missione della Chiesa come costruttrice di dialogo e di fraternità universale. La riconferma del Cardinale Parolin aggiunge ulteriore responsabilità a un servizio che da sempre si fa carico della fatica della mediazione e della custodia della pace. Oggi più che mai, il mondo ha bisogno di una politica che torni ad essere “arte del possibile”, espressione cara al Segretario di Stato, che continua a portare con sé il cuore e la voce della Chiesa al servizio dell’intera famiglia umana. Un impegno che il Cardinale Parolin, forte della sua esperienza e della sua ispirazione evangelica, porterà avanti con il nuovo Papa Leone XIV, il quale fin dalla sua prima apparizione ha sottolineato l’urgente bisogno di pace nel mondo, invitando tutti a un rinnovato sforzo di riconciliazione e fraternità tra i popoli.