IL MONDO DELL’ IMPRESA AI TEMPI DELLA PANDEMIA

La pandemia globale da Covid-19 sta mettendo a serio rischio la continuazione di molte imprese, non solo di piccole dimensioni. Certamente le piccole e medie imprese saranno quelle più colpite, ma a lungo termine gli effetti della crisi colpiranno inevitabilmente anche le grandi imprese che non avranno la capacità di adattarsi ai cambiamenti nel tempo necessario. E il tempo necessario è pochissimo. Questa non è una conseguenza della pandemia ma più che altro della natura dell’economia globalizzata dove il progresso tecnologico si muove più velocemente rispetto agli adattamenti delle imprese. Il Coronavirus ha solo amplificato gli effetti negativi di questo processo. Adesso le imprese dovranno essere ancora più veloci nel prevedere i cambiamenti tecnologici, sociali e ambientali. Allo stesso tempo avranno però meno risorse per farlo. In questo giocano un ruolo fondamentale i governi che devono tempestivamente rendere in grado le società di affrontare gli stimoli esogeni tramite agevolazioni fiscali, contributi e finanziamenti a tassi convenienti o a fondo perduto. L’imprenditore più abile sarà quello che riuscirà a prevedere i suddetti cambiamenti prima degli altri; cosa tutt’altro che semplice. Infatti, la pandemia ha bloccato le economie a tempi alterni e in modi differenti a seconda dell’aggravarsi della situazione dei contagi e dei provvedimenti adottati dagli Stati. Le imprese che meglio stanno sopravvivendo sono quelle che più hanno investito in ricerca e sviluppo e che stanno trovando modi alternativi, spesso sfruttando il digitale, per commerciare beni e servizi rispettando le norme anti-Covid. Gli investimenti in ricerca e sviluppo giocano un ruolo fondamentale anche e soprattutto per il rispetto dei limiti imposti per salvaguardare l’ambiente. Il consumismo sfrenato ha portato danni irreversibili ecosistema e il mondo delle imprese ne sta risentendo. Se gli imprenditori non saranno lungimiranti in tal senso, rischieranno di rimanere troppo indietro.

I social network hanno rivoluzionato il mondo: è cambiato il modo in cui le persone approcciano tra loro. E di conseguenza è cambiato il marketing. Fare marketing al giorno d’oggi non significa più solo pubblicità, ma comprende quasi ogni attività dell’azienda, dal packaging all’utilizzo dei cosiddetti cookies. I cookies sono quei meccanismi che permettono ai siti web di memorizzare le informazioni quando vengono utilizzati da un utente; queste informazioni vengono utilizzate per creare un profilo di quest’ultimo, in modo da fornire un servizio coerente con le preferenze dell’utilizzatore. I social network riescono meglio di qualunque altro sito web a costruire un profilo caratteriale dell’utente e l’utilizzo di tali informazioni mette a serio rischio la privacy dei cittadini, che magari avranno accettato l’uso dei cookies ignari di cosa siano. In questo caso le aziende dovranno aggiornarsi tempestivamente alle leggi a tutela della privacy, previdenti che ciò che oggi è considerato immorale o anche solo amorale, un domani potrà essere considerato illegale.

Altra figura che ha avuto un notevole impatto sul mondo del marketing è l’influencer. Nato sempre dai social, è appunto colui che influenza il prossimo, l’arma perfetta per un marketing manager. I seguaci degli influencer non solo rappresentano un vastissimo target di clienti per gli operatori di marketing, ma sono soprattutto sono tra i più fedeli: tutto ciò ha portato a collaborazioni continuative tra le aziende e gli influencer, creando un alto grado di brand loyalty nel cliente senza dover necessariamente fare affidamento alla constumer satisfaction, elemento prima considerato imprescindibile per realizzare una forte fidelizzazione ma che oggi ha meno forza dell’influenza generata dalle dive e dai divi di Instagram e Facebook.

I social però possono anche essere un’arma a doppio taglio. Spesso le aziende, nell’utilizzo dei propri profili, hanno scatenato scandali solamente facendo dichiarazioni inappropriate. La velocità con cui si propagano le informazioni nel mondo digitale è quasi inimmaginabile. Che sia un errore di battitura o una discriminazione involontaria, potresti anche accorgertene in pochi minuti e già sarà troppo tardi. Proprio per questo i social manager devono fare molta attenzione prima di pubblicare un contenuto, valutando tutte le possibili implicazioni morali e sociali che esso può avere.

Le piccole imprese commerciali sono state le più colpite dagli effetti dovuti al coronavirus. Una buona fetta di piccoli imprenditori già dopo un anno dalla pandemia non riuscirà a riaprire l’attività. Le restrizioni dovute al virus in alcuni casi hanno bloccato completamente le attività, in altri solo parzialmente. Tutto questo in un clima politico e governativo molto incerto: molte imprese hanno investito in sanificazione e attrezzature per fronteggiare l’epidemia ma poi, una volta in grado di rispettare le norme anti-covid19, sono state chiuse dalle autorità. Le indennità e i contributi poi, oltre a non essere quantitativamente sufficienti a far fronte alle spese delle aziende, non sono mai stati tempestivi e questo ha creato un clima di insicurezza che in alcuni casi è sfociato in rivolte e manifestazioni contro le restrizioni. Neanche gli ammortizzatori sociali sono stati in grado di adempiere al loro compito. Ad oggi, Febbraio 2021, molti dipendenti si ritrovano ancora in attesa della cassa integrazione di Marzo 2020. Il blocco dei licenziamenti, infine, è soltanto un modo per rimandare l’inevitabile: la depressione economica sembra alle porte, soprattutto in un paese come quello italiano, dove la maggior parte dell’economia è proprio sorretta dai piccoli esercizi commerciali. Come se tutto ciò non bastasse, essi stanno subendo una fortissima e incontrastabile concorrenza: l’E-commerce. I colossi del commercio elettronico come Amazon, Zalando, Just Eat e Uber Eats stanno surclassando i negozi fisici e i ristoranti che non utilizzano i servizi offerti da queste Companies. Passare all’E-Commerce sembrerebbe l’ultima spiaggia per la sopravvivenza di questi esercizi commerciali, ma per farlo occorrono risorse da investire. Questo processo non è nato con l’arrivo del Covid-19, ma il virus ha solo accelerato la propensione verso ciò che la natura umana già inseguiva tramite lo sviluppo tecnologico: la comodità. Anche in questo caso, dunque, essere lungimiranti resta probabilmente l’unica soluzione per la sopravvivenza delle attività commerciali.

Giuseppe Malantuono fa parte dello studio LMK, che abbraccia ogni ramo possibile della consulenza societaria, da quella tributaria alla finanza agevolata. Nasce dall’unione delle competenze di quattro professionisti, due senior e due junior, tutti con competenze e conoscenze a 360° gradi in ambito societario, ma allo stesso tempo con attitudini e punti di forza differenti.

Giuseppe Malantuono
Tributarista