di Don Enzo Bugea Nobile – Superiore della Pia Opera
Un dono silenzioso dall’alto
Ci sono doni che non si imparano, non si acquistano e non si costruiscono. Appaiono come una luce inattesa, come un vento che muove senza mostrarsi, come un fuoco che scalda senza consumare. Il carisma è uno di questi.
È un donum invisibile, una grazia reale, una gratia gratis data: dono puro dello Spirito che si incarna in un cuore umano per mettersi al servizio degli altri.
In un tempo che confonde il talento con l’ambizione, la visibilità con il valore, e l’influenza con la vocazione, riscoprire la natura del carisma è un gesto di autentica resistenza spirituale.
Il carisma non è potere. Non è dominio. È vocazione d’amore, una missione che nasce dal cuore e si riversa sul mondo.
Charis et Gratia – Le radici di un dono vivo
Il termine charisma ha origini nel greco antico (χάρισμα), da charis, ovvero grazia: una bellezza donata senza calcolo. In latino diventa gratia, parola che profuma di gratuità, di dono inaspettato, di luce che raggiunge anche chi non la merita.
I carismi sono segni visibili di un amore invisibile, che si manifesta in forme molteplici: insegnare, curare, accogliere, consolare, custodire, guidare, servire, pregare.
Ogni carisma è un riflesso del volto di Dio in una persona concreta.
Non è mai per sé. Non è un ornamento, ma uno strumento di servizio: charismata non sunt ornamenta, sed instrumenta.
Charismata in Scripturis – I carismi nella Parola
La Sacra Scrittura, specialmente le lettere di San Paolo, ci offre un quadro vibrante dei carismi.
Nella prima lettera ai Corinzi (cap. 12) si legge:
“Ci sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito… a ciascuno è data una manifestazione dello Spirito per l’utilità comune”.
I carismi non servono a innalzare chi li riceve, ma a edificare la comunità.
Possono essere visibili o nascosti: dal parlare in lingue al curare i malati, dal consolare un’anima affranta all’educare un bambino, dal servire in silenzio all’amare senza condizioni.
Il carisma non è un miracolo, ma un modo in cui l’amore di Dio prende forma nella quotidianità.
Don Luigi Guanella – L’amore che si fa operoso
Tra i testimoni più luminosi della spiritualità carismatica c’è Don Luigi Guanella: sacerdote dell’essenziale, uomo del fare, della preghiera e del pane.
Non si accontentò di una fede interiore, ma la trasformò in carità concreta: fondò case, scuole, ospizi. Non per filantropia, ma perché vedeva nel dolore umano la carne viva di Cristo.
Diceva spesso:
“La Provvidenza non abbandona mai chi lavora per il bene degli ultimi.”
Il suo carisma era quello della tenerezza concreta: cucinava l’amore, lo vestiva, lo ospitava.
La gratia in lui diventava gesto umile, quotidiano, potente. Nessuno lo avrebbe definito “carismatico” in senso spettacolare, ma in pochi irradiavano la sua forza spirituale.
Guanella univa mani operose e cuore contemplativo.
Il suo carisma era obbedienza al Vangelo e disobbedienza alla rassegnazione. Una luce mite, oggi più che mai necessaria.
Discernere i carismi – Custodire il fuoco con umiltà
Non tutto ciò che appare carismatico lo è davvero. C’è l’illusione del carisma, il narcisismo spirituale, la tentazione del protagonismo travestito da vocazione.
Per questo il carisma va discernito, con prudenza e umiltà, nella luce della comunità e della Chiesa.
San Giovanni della Croce ammoniva:
“Non cercare esperienze straordinarie, ma ama straordinariamente l’ordinario.”
Il carisma autentico non ha bisogno di essere riconosciuto.
Cresce nel nascondimento, nella fatica, nel dubbio, nella fedeltà.
Un segno? Il vero carisma genera pace, comunione e servizio, non divisione, arroganza o culto della personalità.
Il carisma è servizio, non potere
Gesù, nei Vangeli, non parla mai esplicitamente di carismi. Ma li incarna tutti. Guarisce, consola, insegna, guida. E poi, nel gesto più sublime, si inginocchia per lavare i piedi ai discepoli.
Questo è il vertice del carisma: farsi servo per amore.
“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8)
Il carisma è respiro dello Spirito, ma ha il volto umano di chi si china.
Non si misura in “follower”, né in potenza spirituale. Si misura nella capacità di portare il Cielo dentro il bisogno dell’altro.
Conclusione: non trattenere il dono
Oggi più che mai, in un mondo assetato di senso, i carismi sono luoghi viventi in cui Dio tocca la terra. Ma vanno riconosciuti, custoditi, e soprattutto… donati.
Perché, come diceva Don Guanella:
“L’amore vero si diffonde, non si imprigiona. Si dona, non si gestisce.”
Carisma est lux humilitatis.
(Il carisma è luce d’umiltà.)