L’opera pittorica di Franco Natale

Interrogarsi sulla pittura di Franco Natale, nato a Capistrano (paese della provincia di Vibo Valentia) borgo dell’Angitola in cui ancora significativi sono i segni del mito,  vuol dire investigare sui percorsi delle avanguardie artistiche come il realismo, l’impressionismo, il cubismo che si riflettono nel classicismo dominante e che l’artista sottolinea nella bellezza della natura fatta di paesaggi evocativi di poesia carica di pathos e sensibilità, una profonda intensità proiettata  nell’ideale armonico comunicato delle sue opere in modo semplice e immediato.

I ritratti quanto il borgo, per esempio, appaiono come snapshots  i cui colori  rosso e giallo caratterizzano la luce mediterranea e aggiungono la bellezza all’opera  che rende vivo l’ambiente dell’impianto artistico,  fatto di luoghi e persone in cui l’uso della spatola   esalta i movimenti naturali della natura e delle persone immerse in essa. Il giallo oltrepassa ogni limite: l’azzurro del cielo fino a riempire  di calore la scena che la illumina. Come sottolinea il pittore franco-russo Vasilij  Kandinsky:”il giallo ha una tale tendenza al chiaro che non può esservi un giallo molto scuro. Si può dunque dire  che esiste una affinità profonda, fisica  tra il giallo e il bianco”.

Un colore, il giallo, che trionfa nelle opere di Franco Natale  in quanto richiama l’estate e l’autunno, ritmo vitale  della terra e dell’uomo in essa immerso con il lavoro della pulitura del granturco, la mietitura e quant’altro fino alla giornata della festa per cui si fanno le processioni penitenti che dalla campagna in modo corale la gente si avvia al paese.

Nelle opere di Natale, Lirismo e romanticismo si fondono  recuperando linguaggi poetici che ci rimandano all’autore del manifesto romantico: Wordsworth,  poeta della memoria del tempo e dello spazio che, insieme a John Keats trovano nella natura la fonte ispiratrice: “Art for art sake” – dicevano gli estetisti per quanto è stato vissuto facendolo diventare immortale.

Da qui la raccolta del grano, le processioni, il villaggio, scorci di paesi, volti  stanchi, gente che va e che viene proiezione di un realismo di persone semplici rappresentate con una lettura artistica cerebrale prima ancora che pennellata e resa tela, dipinto, espressione, racconto di storie multiple della vita.

Per Franco Natale la conoscenza della natura e dei luoghi quanto delle persone  è un presupposto fondamentale per la sua estetica che diventa catarsi rappresentativa. Tema fondamentale di Franco Natale è la meditazione sul mondo contadino, di quanti vivono lontani dalla città. Persone e ambienti presentati su tela in episodi quotidiani: raccogliere le olive, bere il fragolino spumeggiante con un frutto che lenisce la forza dell’alcol e sazia lo stomaco. L’umano, nei lavori di Natale, è simbolo del fantastico appartenente ad un mondo fiabesco  e, in alcuni casi, siamo difronte ad un iper-reale: tra erga ed Epea di quello cioè che i greci definivano destinati e predestinati. In questi lavori tutto appare come predestinato sul dove e come vivere che a partire dalla seconda metà dell’Ottocento divennero le grandi interrogazioni  per un realismo sociale.

Come diceva Goethe, nel suo trattato sull’arte, l’artista deve conoscere ciò che rappresenta. Conoscere, permette all’artista di agire intorno a sé per formare una totalità vivente e creatrice, che per dirla con Winckelman diventa sublime quando la natura, la paesaggistica, i colori, i tratti strutturali nella verosimile realizzazione produce illusione e consapevolezza  da cui nasce il piacere estetico fine ultimo dell’arte. E in Natale basta solo soffermarsi davanti alle sue opere per sentirsi trascinati dentro direttamente in tempi e spazi, nelle storie e nelle magie  di un tempo  che in realtà sono identitari della nostro presente.

In questa direzione, il nostro artista esprime tutta una illuminazione romantica ma non nostalgica; conoscenza razionale tra uomo e natura, che oggi dimensioni urbano centrici riempiono di caos e annullano parte dei sensi che, nell’arte di Franco Natale, entrano in gioco tutti: ce li fa toccare con mano!

Una volta che l’artista ha personalizzato la sua maniera e riuscito a cogliere l’essenza del soggetto rappresentato l’opera si trasforma in arte universale e, allora,  raggiunge il livello dello “stile” riconoscibile e identificabile in un unicum che ha definito, nel tempo, Natale “il pittore della luce”. In questo senso vale anche per Natale il tratto idealistico  di richiamo a quello winckelmanniano, perché l’arte di Natale è vivente e attiva e lo è proprio perché fornisce conoscenza, secondo un sentire antropico in cui viene argomentato il sensibile, l’armonia comunicativa  tra ideale e spirituale. In conclusione, la pittura di Franco Natale coglie la natura al più alto grado della sua manifestazione ovvero quale culmine della bellezza, dignità del significato, elevatezza della passione.

N:B:
Le immagini sono tratte dall’opera  a Franco Natale, 2019, Kimerik editore


Prof. Pino Cinquegrana
Antropologo