I crediti d’imposta sono stati l’argomento principe per l’anno 2020 e continuano la loro ascesa anche nel 2021.
Il legislatore ha abbondato con i crediti d’imposta “bonus” utilizzandoli come effetto ristori per le aziende bloccate in lockdown.
Tanto per rendervi nota:
- C’è il bonus per gli investimenti nuovi “Piano transizione 4.0”,
- c’è il bonus per R&S&I (ricerca sviluppo ed innovazione),
- c’è il bonus formazione 4.0 (formazione del personale),
- c’è il bonus riqualificazione (strutture ricettive turistico alberghiere),
- c’è il bonus locazioni,
- c’è il bonus patrimonializzazione (per società che rafforzano la situazione patrimoniale),
- c’è il bonus pubblicità,
- c’è il bonus investimenti nel mezzogiorno,
- c’è il bonus quotazione delle PMI,
- c’è il bonus edicole,
- c’è il bonus per i servizi digitali,
- c’è il bonus cinema,
- c’è il bonus cuochi professionisti,
e ce ne sono ancora altri tra cui bonus facciate, bonus mobili, il bonus idrico e bonus verde.
E poi c’è il super bonus così detto 110% quest’ultimo riservato a soggetti privati. Tutti hanno in comune una cosa: bisogna spendere per poterli utilizzare.
Tutto farraginoso, pensate solo che per attivare il bonus 110% ci sono “solamente” 38 documenti da presentare a corredo della pratica ed il tutto comunque alla fine è soggetto alla verifica postuma dell’Agenzia delle Entrate.
Sicuramente una iniezione di denari liquidi sarebbe stata meglio accolta, sia dalle imprese che dagli operatori ( professionisti ) che si ritrovano, nel marasma dei così detti “bonus” che non sono altro che dei “crediti d’imposta” utilizzabili a compensazione con debiti per alcuni, mentre altri possono essere ceduti con sconto in fattura od addirittura direttamente all’Istituto bancario.-
Concludo, dicendo che qualcosa è meglio di niente e non mi rimane altro che augurarvi Buon Lavoro!
Barbara Romanin
Tributarista