di Monica Macchioni

Roma, 29 ottobre 2025
«Non mi interessano i commenti di chi punta contro di me l’indice accusatore per aver messo in piazza la verità su mio padre, Vittorio Sgarbi. Se quanto ho detto ha contribuito ad accendere i fari su una situazione drammatica e, anche solo indirettamente, a migliorare le sue condizioni di salute, sono fiera di averlo fatto e lo rifarei cento, mille volte».

Evelina Sgarbi, figlia di Vittorio, interviene duramente dopo l’udienza di ieri, criticando l’atteggiamento della giudice Paola Scorza:
«Sono rimasta allibita dal comportamento della giudice, più preoccupata dell’aspetto mediatico che della salute di mio padre. Non ha posto alcuna attenzione né fatto cenno alle sue condizioni. Anzi, dopo aver accettato in dono un libro, ha subito chiesto un autografo, accettando anche battute sulla firma falsa, in un clima di leggerezza del tutto fuori luogo, quasi che la mia giovane età giustificasse un trattamento da cittadina di serie B».

L’avvocato Iacobbi, difensore di Evelina Sgarbi, ha sollevato in aula la questione della firma sul modello privacy del Policlinico Gemelli, che avrebbe impedito alla figlia di ricevere informazioni sullo stato di salute del padre:
«Secondo i tecnici da noi consultati – spiega Evelina Sgarbi – quella firma non sembrerebbe autografa di mio padre. Ritenevamo meritasse attenzione e approfondimenti, non una pacca sulla spalla».

La figlia di Vittorio Sgarbi contesta anche i toni usati dalla giudice:
«Ho percepito un clima di ostilità e atteggiamenti paternalistici del tutto impropri. In un’aula di tribunale si dovrebbe anzitutto rispettare la Costituzione, che all’articolo 21 garantisce la libertà di espressione. La giudice mi ha ammonito dicendo che, se avessi continuato a parlare con i giornalisti o fossi tornata in tv, ne avrebbe tenuto conto nel giudizio. Ma stiamo scherzando? La salute di mio padre dipende forse dal fatto che io parli o meno con la stampa? È questa la terzietà del giudice?»

Per queste ragioni, conclude Evelina Sgarbi,
«Ho deciso di dare mandato al mio legale di ricusare immediatamente la giudice Paola Scorza, per l’inosservanza del principio del contraddittorio e dell’obbligo di condotta imparziale durante l’udienza. Io voglio solo salvare mio padre, che ho visto molto depresso, spento, con uno sguardo che non è più il suo. Non mi interessa il bon ton né la retorica da salotto attorno al personaggio Sgarbi».