Echi e vibrazioni: la donna e l’arte di Paolo Peverini

La figura femminile nell’arte: da simbolo a pari

La rappresentazione della donna nell’arte ha attraversato nei secoli trasformazioni profonde: da simbolo di fecondità e prosperità, a ideale supremo di bellezza, fino a diventare una raffigurazione sempre più complessa e sfaccettata. L’immagine femminile, infatti, ha seguito i cambiamenti sociali e culturali di ogni epoca.

È soprattutto a partire dal momento in cui la donna ha iniziato a rivendicare i propri diritti inalienabili che anche l’arte ha smesso di considerarla come un semplice oggetto estetico, iniziando a riconoscerla nella sua pienezza: arte, artista, ma soprattutto pari.

L’arte come vibrazione

L’opera di Paolo Peverini, artista romano classe 1984, interpreta questa evoluzione trasformando la figura femminile in vere e proprie vibrazioni. Non solo nei colori “vibranti” delle sue tele, ma soprattutto nelle sensazioni che esse trasmettono.

In inglese si parla di vibes: vibrazioni, ma anche stati d’animo, emozioni che nascono dall’incontro con una persona o con un’esperienza. Peverini raccoglie questa sfida: trovare la frequenza giusta, sintonizzarsi sul canale adeguato, ascoltare e restituire attraverso la sua arte ciò che nasce da quell’accordo invisibile.

Un talento nato presto

Come racconta lo stesso artista, la sua ricerca è iniziata in giovane età. A soli quattro anni era già immerso nel disegno, alternando il computer al foglio: un dualismo tra digitale e pittorico che, da apparente ossimoro, si è trasformato in un filo conduttore. Pixel e pennelli, schermi luminosi e superfici ruvide, tecnologia e memoria: tutto converge nell’universo creativo di Paolo Peverini.

Echi Aquesiani: il progetto espositivo

Questa visione sarà protagonista della mostra “Echi Aquesiani”, ospitata nello spazio espositivo Frangigenarte di Acquapendente dal 29 agosto 2025, insieme alle artiste Rita Minestrelli e Claudia Crisanti.

Nel cuore dell’Alta Tuscia, tra pietre antiche e paesaggi accoglienti, Peverini porta un’arte che non si limita al digitale, ma lo sfida, lo contamina, lo rende vivo e tangibile.

WPAP: tra pixel e pennello

Tra le tecniche più significative adottate da Peverini c’è il WPAP (Wedha’s Pop Art Portrait), sviluppato in Indonesia negli anni ’90. Questa modalità scompone i volti in geometrie nette e colori accesi, trasformando un realismo apparente in un linguaggio vicino al cubismo, in un continuo dialogo tra antichità e modernità, passato e presente.

Le opere nascono dallo schermo, ma non vi restano imprigionate: si reincarnano in oggetti recuperati, materiali industriali dimenticati, superfici rigenerate che trovano nuova vita attraverso colori vibranti e forme spezzate.

Arte e sostenibilità

La ricerca di Peverini va oltre il fine estetico del pittore. Non solo comunica sé stesso attraverso la propria arte, ma indica anche una via alternativa al consumismo e al materialismo che dominano la società contemporanea.

Ogni opera diventa così un gesto di sostenibilità, un atto creativo che restituisce dignità agli scarti, offrendo “una seconda possibilità” agli oggetti.

Opere che parlano e risuonano

Le tele di Paolo Peverini non sono solo da guardare, ma da ascoltare. Ogni quadro è un’eco che si disperde nell’aria ma resta come vibrazione, un messaggio che unisce il presente al futuro, la tecnica all’istinto, il pixel al pennello.