di Letizia Bonelli
Il Mondo al Contrario del Generale Vannacci lancia il think tank Rinascimento Nazionale al Castello Sforzini di Castellar Ponzano.
La vera sfida parte da Piemonte, Lombardia e Veneto per allargarsi all’Italia e lanciare un’OPA per la conquista dell’egemonia culturale nel centrodestra
La vera novità politica del momento è il think tank Rinascimento Nazionale e questa ripresa di vivacità del mondo che in Piemonte, Lombardia e Veneto ha fatto per anni politicamente riferimento alla Lega e che oggi è particolarmente attratto dal dinamismo del generale Vannacci, europarlamentare leghista, personalità divisiva ma molto applaudita anche in ambienti e salotti insospettabili.
Luca Sforzini, in qualità di Presidente del Centro Studi Rinascimento Nazionale, Lei è conosciuto oggi come l’anima culturale del Vannacci-pensiero, l’imprenditore che ha ispirato la Legione del Castello. Pochi però sanno che Lei ha avuto un passato battagliero e fortemente anti-tasse.
Effettivamente sono stato un antesignano, quando avevo vent’anni. Con LIFE – Liberi Imprenditori Federalisti Europei di Treviso – negli anni Novanta ho condotto insieme alla Lega in Veneto una strenua battaglia volta ad abbassare le tasse. Abbiamo denunciato con grande coraggio il paradosso del 63% della busta paga all’erario. Ci siamo impuntati con proteste pubbliche sentite e vibranti. Difendevamo le aziende del territorio organizzando addirittura le ronde anti-fisco. E abbiamo preso una posizione fortissima contro le nuove imposte varate dai governi dell’epoca e i mancati rimborsi che costringevano nei fatti gli imprenditori del Nord Est a rivolgersi agli usurai pur di non chiudere le loro aziende e di non lasciare gli operai e le loro famiglie sul lastrico. E’ stata una battaglia sacrosanta di disobbedienza civile che non mi pento di aver condotto a viso aperto e mettendoci la faccia, e che mi ha reso ai tempi popolare soprattutto in Veneto dove ero effettivamente assai radicato e conosciuto, ma più in generale in tutto il Nord Est. E’ stata un’ appassionante crociata anti-tasse, un impegno concreto per lo sviluppo di questo Paese. Vengo da una famiglia di imprenditori, per anni mio padre non ha conosciuto orari, ferie, riposi e aveva sempre fuori dalla azienda la Guardia di Finanza, l’Inps e l’Inail pronte a incastrarlo sui cavilli o sui potenziali errori formali, trattato da presunto colpevole.
Cos è rimasto di quello Sforzini – che ai tempi fu definito “il Padovan Lombardo” – oggi?
E’ stata un’esperienza che mi ha forgiato. E ha rafforzato le mie convinzioni politiche e il mio impegno civico. Oggi con una maturità diversa mi sento pronto ad affrontare le nuove sfide che ci propone una società molto più complessa, sia dal punto di vista organizzativo che da quello della comunicazione. Molte delle istanze che abbiamo portato avanti con metodi allora anche molto provocatori vengono oggi accettate e anzi fanno parte integrante dell’immaginario collettivo. C’è infatti una percezione ormai generalizzata della distorsione evidente di uno Stato Moloch insaziabile, il Leviatano di Hobbes, un’enorme macchina inutile, spesso autoreferenziale, che si auto-alimenta e che finisce per mangiare i suoi figli, come Crono, per riuscire a mantenersi ed espandersi sempre di più. Una sorta di Nulla che avanza – per citare la Storia Infinita. In questo mi riconosco perfettamente in Atreju che combatteva e combatte per Fantàsia. Abbiamo in tal senso molti riscontri positivi anche a livello istituzionale e delle forze dell’ordine e questo è per me motivo di ulteriore orgoglio.
Che ricordi ha di quel periodo?
Ricordo con molto piacere un invito al Maurizio Costanzo Show nel 1996 come Presidente del Life Lombardia e come uno dei più stretti collaboratori di Padovan. Avevo fatto un intervento particolarmente barricadero e incisivo conclusosi con uno slogan: “1 milione di posti di lavoro di burocrazia di troppo. O noi, o voi!”. Quello slogan essenziale, molto immaginifico, aveva avuto talmente successo che alcune paninerie del Nord Est, nel Veneto e in Lombardia avevano inserito il Panino “o Noi o Voi “ nel Menu’.
Sinceramente, Lei è convinto che basti alzare la bandiera anti-tasse come specchietto per le allodole per recuperare i tanti imprenditori che sono stati sedotti e abbandonati dalla Lega e che oggi sono passati a Fratelli d’Italia o al non-voto?
Nessuno specchietto per le allodole, nessuna bandierina. Rinascimento Nazionale nasce come think tank del Movimento “Il Mondo al Contrario” del Generale Roberto Vannacci e si sta strutturando come un gruppo serio e motivato di accademici e professionisti di altissimo livello, uomini e donne competenti che mettono a disposizione la propria esperienza, il proprio tempo, la propria passione civica e politica per costruire un ponte tra mondo accademico, imprenditoriale, società civile e istituzioni, per contribuire ad un’ Italia migliore – dove identità, libertà, responsabilità, tradizione, merito, coraggio, cultura, senso civico, sicurezza, giustizia e amor di Patria diventino vettori imprescindibili di comune sentire e agire. La battaglia per un fisco amico che non sia punitivo verso chi produce benessere e ricchezza, ma che sappia valorizzare imprenditoria e sviluppo, è fondamentale per dare un futuro a questo Paese.
Anche perché, diciamolo chiaramente, dietro questa riattualizzazione dei temi antifisco e antitasse, c’è una lucida analisi politico-economica strategica: il modello statale del Vecchio Continente non regge più. Lo Stato, infatti, si è espanso troppo senza essere all’altezza di fornire servizi adeguati e protezione ai cittadini, necessitando però comunque – anche nell’inefficienza – di sempre maggiori risorse per mantenere ed ampliare un impiego pubblico che spesso è diventato improduttivo, a volte parassitario.
Nel contempo la popolazione invecchia, necessitando di sempre maggiore spesa pensionistica, e anche sanitaria visto il bisogno crescente di cure, ricoveri, farmaci, rsa, con l’aumentare dell’età anagrafica. E’ quindi facilmente comprensibile come questo circolo vizioso che si è ormai innescato da anni in maniera inarrestabile abbia generato un meccanismo che è sull’orlo del fallimento.
Quali solo le ricette che voi di Rinascimento Nazionale proponete?
Le nostre elaborazioni si svilupperanno nel corso dei prossimi mesi. Ciò premesso, posso anticipare che – a nostro parere – l’accento si è spostato da troppo tempo dal favorire la produzione di ricchezza (incoraggiando in ogni modo le iniziative private e valorizzando le eccellenze) alla sola redistribuzione. Un approccio comunista, per chiamarlo col suo nome autentico. Questo approccio non valorizza le intelligenze del Paese e non lo rende competitivo. E’ disincentivante. E’ necessario dunque tornare a pensare in grande. Veniamo da una storia autorevolissima, di grandezza assoluta. L’Italia non è forte quando è media, è forte quando è eccellente. E quando è consapevole ed orgogliosa di esserlo.
L’Italia vive di punte, di talenti, di genialità. Da questi concetti – e non dallo sconfittismo e dal piagnucolìo che alberga a sinistra (sia in quella post comunista che in quella grillina della decrescita felice) – dobbiamo ripartire per ritornare grandi, stimati e ammirati nel mondo. L’Europa, e l’Italia in particolare, hanno bisogno di una nuova ricetta Reaganiana/Thatcheriana, il rilancio degli animal spirits di Adam Smith.
Il che ha particolare rilevanza per l’Italia se collegato al tema della valorizzazione delle eccellenze. Così come dell’ingente patrimonio artistico troppo spesso dato per scontato e non effettivamente valorizzato come meriterebbe. La cultura produce ricchezza quando se ne ha consapevolezza e capacità promozionale e organizzativa. Come scritto nel documento di fondazione del Centro Studi Rinascimento Nazionale, l’Italia decolla se punta in alto. Ogni singolo sotto-territorio italiano ha straordinarie specificità da valorizzare, in ogni campo. Questa è la versione moderna, del terzo millennio, dell’idea originaria dell’autonomismo lombardo e veneto degli esordi – esteso all’intero territorio nazionale.
Ma Lei crede che l’Italia dell’amichettismo, del clientelismo, sia pronta a questo tipo di rivoluzione?
Le pastoie burocratiche, i fanghi di Palazzo, hanno sempre messo i bastoni fra le ruote a tutti coloro che anche in passato hanno profuso intelligenza, impegno e risorse per il cambiamento. Son riuscite a fermare persino l’energia contagiosa e travolgente di Silvio Berlusconi che voleva realizzare veramente un’autentica rivoluzione liberale in questo Paese.
Credo che per dare una scossa oggi all’Italia serva coraggio. Il coraggio non solo di guardare in faccia alla realtà per quella che è, ma anche il coraggio di far pace con la sua Storia. Mi riferisco non solo al Ventennio, ma anche al Risorgimento: alla matrice culturale dei Padri della Patria: da Garibaldi a Mazzini in giù, per continuare con Mameli, Depretis, Crispi, Ernesto Nathan…potrei proseguire per ore. Chi vuol intendere, intenda.
Non crede di spaventare qualcuno con riflessioni cosi profonde?
Mi auguro prevalga l’istinto di emulazione piuttosto che la rincorsa dei mediocri al ribasso. La Politica dovrebbe uscire da logiche di mera occupazione di poltrone e di rendite di posizione per tornare a sedere nell’Olimpo dei valori e degli archetipi, non essere ancella dell’economia, ma deus ex machina di tutto ciò che accade.
Ho messo a disposizione il Castello Sforzini di Castellar Ponzano, un Castello millenario da sempre a difesa di quelle terre, come luogo simbolico e strategico – i simboli in politica sono importanti – da cui partire a costruire questo nuovo mondo. Un Castello aperto per includere tutti coloro che vogliono confrontarsi con noi e contribuire a costruire un’Italia migliore, ma chiuso come una fortezza contro i barbari per difendere e proteggere l’identità del nostro Paese.
E questa rivoluzione passa attraverso il concetto di “meno Stato”?
Non meno Stato, ma uno Stato diverso, dinamico e motivato, agile, adatto alla sfida dei tempi veloci che stiamo vivendo. Passa attraverso la de-strutturazione e la ricostruzione del modello Stato. Peraltro una cura dimagrante all’apparato pubblico improduttivo sarebbe un’ operazione di risanamento rispetto a dipendenti e funzionari demotivati, spesso molto ideologizzati, derivanti da un’occupazione dell’apparato pubblico quasi “militare” da parte della sinistra degli ultimi 50 anni, Scuole secondarie ed Università comprese. Questo sottobosco vischioso ci ostacola, ci boicotta. Non ci è amico.
Ma soprattutto non è amico del Paese e del progresso, ma si muove solo per proprio interesse individuale, corporativo. Non pensa alla collettività, alla Nazione, ma solo a se stesso. L’esatto contrario del modello che abbiamo in mente. Un Paese finalmente rinnovato su basi più liberali, moderne, efficienti. Si tratta di un lavoro ambizioso, ma siamo pronti a rimboccarci le maniche. Qui dal Castello Sforzini i lavori in corso sono già cominciati per espandersi, abbracciare tutto il Nord e tutta la Nazione – oltre al Ponte sullo Stretto fino alla Sicilia.





















