di Paolino Cantalupo
Analizzare etica ed estetica come pilastri dell’essere umano significa esplorare le funzioni del cervello e del linguaggio che ci costituisce, evitando la noia. Domandiamoci: come la materia cerebrale genera senso? Giungeremo all’elettro-biochimica attraverso la dimensione più elevata dell’attività biologica: l’estetica e l’etica.
Etica ed Estetica: un’unione possibile?
La celebre frase di Wittgenstein “etica ed estetica sono tutt’uno” è difficile da accettare. Bene e bello non coincidono sempre, ma si intrecciano spesso. Etica ed estetica rappresentano i due assi di una croce: punti distinti che talvolta si incontrano, generando nuove prospettive.
Osserviamo la croce di Cristo, simbolo universale: due assi che, in un abbraccio vertiginoso, racchiudono l’universo. È un simbolo ipnotico, potente nella sua semplicità, dove etica ed estetica si fondono e moltiplicano i significati.
Anche in altre manifestazioni l’incrocio emerge come principio creativo. Bucando una tela, come faceva Fontana, appare una croce. Nei cromosomi, fondamenti della nostra biologia, ritroviamo la stessa forma. Nelle opere di Bach, le note disposte nel Magnificat o nelle sue fughe richiamano la croce: simbolo di relazione, creatività e vita stessa.
La croce come luogo d’incontro
L’incrocio è il segno dell’immaginazione, dell’informazione e dell’umanità. La croce, semplice e universale, è divenuta il simbolo di una narrazione religiosa che ha proiettato l’uomo oltre il tempo, assicurandogli l’immortalità simbolica.
La capacità di creare storie, metafore e narrazioni distingue la coscienza umana. Narrando il mondo, l’uomo lo reinventa, trasformando se stesso. Con l’avvento del linguaggio verbale, nuove connessioni neuronali hanno ampliato il potere creativo della mente, integrando etica ed estetica.
Le molte forme della coscienza
La coscienza è fluida, mutevole, con forme diverse che emergono e si sovrappongono. Durante il sonno, alcune aree cerebrali si disconnettono, mentre altre si attivano, creando nuove associazioni e un diverso ordine narrativo.
“La coscienza è la capacità di integrare l’informazione”, afferma Giulio Tononi. Ma questa definizione riduttiva non spiega il ruolo dell’emozione. Sono le emozioni, non i processi elettronici, a rendere unica la memoria umana, fissandola e trasformandola attraverso l’immaginazione.
Emozioni e solidarietà
Le emozioni garantiscono la sopravvivenza individuale e collettiva. La “solidarietà”, frutto di pulsioni biologiche, è intrinseca alla nostra natura. I neuroni specchio, attivati da ormoni come l’ossitocina, sono il fondamento della compassione e dell’empatia, dimostrando che la solidarietà nasce dalla biologia, non dall’ideologia.
Cristo stesso polemizzò contro religioni e sacerdoti, ponendo l’essere umano al centro. Nella parabola del buon Samaritano, la vittima ferita non ha identità: è soccorsa perché semplicemente uomo.
Identità: prigione o potenza?
L’identità non è patria dell’essere, ma la sua prigione. L’essere è pluralità e trasformazione. In nome di identità rigide, si combattono guerre e si versano sangue. L’etica, secondo Spinoza, è emancipazione dalle “passioni tristi” e realizzazione dell’essere nella sua molteplicità.
Estetica e creatività
Oltre ogni unità soffocante, l’estetica emerge come linguaggio plurale. Le metafore superano religioni e ideologie, liberando l’essere. Quando l’uomo reprime il proprio potenziale, rafforza identità rigide e costruisce nuove prigioni, alimentando frustrazione e conflitti.
L’estetica, invece, apre alla molteplicità, rinnovando il linguaggio e proiettando l’essere verso nuove aspirazioni.