Dal Tempio di Gerusalemme al Convento di Tomar

Gerusalemme (in ebraico: ירושלים, Yerushalayim ascolta; in arabo: القُدس, al-Quds, “la (città) santa”, arabo: أُورْشَلِيم, Ūrshalīm), già capitale ebraica tra il X e il VI secolo a.C., è  città di grande importanza storica e geopolitica nonché unica città santa per due delle tre principali religioni monoteistiche (Ebraismo e Cristianesimo) e terza città santa in ordine d’importanza, dopo la Mecca e Medina, per l’Islam. L’architettura del Tempio è la rappresentazione che gli uomini si fanno del divino e, nel suo aspetto cosmologico e teologico diviene esaltazione dello spirito dell’uomo dedicato alla divinità.[1] Il tempio è l’abitazione di Dio sulla terra[2].

Il Tempio che il re Salomone edificò al Signore è un modello di simbolismo geometrico: aveva sessanta cubiti di lunghezza, venti di larghezza e trenta di altezza[3]. Davanti all’aula del Tempio vi era un portico o vestibolo lungo quanto era largo il tempio ( I Re, 6,2,3). Il  Santuario dove fu collocata l’Arca dell’alleanza del Signore venne preparato nel fondo, nella parte più riposta del Tempio. Il Santuario aveva venti cubiti di lunghezza, venti di larghezza e venti di altezza ( I Re, 6, 19-20).

L’altare, di forma quadrata, era in legno di acacia ed era cinque cubiti di lunghezza e cinque di larghezza (Esodo 27,1).Il Monte del Tempio (in ebraico, Har haBáyit), detto anche il Nobile Santuario (arabo: الحرم القدسي الشريف‎, al-Haram al-qudsī al-sharīf) è noto anche come Spianata delle Moschee. A causa della sua importanza per l’ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam è uno dei luoghi religiosi più contesi al mondo. Il Monte prende il nome dal Tempio di JHWH, che vi fu costruito, secondo quanto riferisce la Bibbia, dal re Salomone nel X secolo a.C.; distrutto e ricostruito nel VI secolo a.C., e ampliato a partire dal 20 a.C. da Erode il Grande e dai suoi successori, fu infine


[1] Jean Chevalier / Alain Gheebrant; Dizionario dei simboli,  vol. II, Rizzoli, Milano, 1986 in cui si riporta quanto  il Templum indicava inizialmente il settore del cielo che l’augure romano  delimitava con l’aiuto del suo bastone e nel quale sia i fenomeni naturali sia il passaggio degli uccelli; venne poi a designare  l’edificio sacro. P 460
[2] Salomone,figlio di Davide, a Gerusalemme, sul monte Sion, costruisce un grande Tempio che sostituisce la Tenda del Convegno, dimora di Dio.   Alla morte di Davide, gli Anziani riconoscono re suo figlio Salomone e  rinnovano la fedeltà e l’obbedienza che avevano dato al padre. Il regno di Salomone corrisponde al periodo  di maggior potenza di Israele. Il re divide il territorio in dodici distretti , governati da funzionari regi; stabilisce le prime tasse per mantenere  la corte, l’esercito, i funzionari. Salomone ingrandì la capitale Gerusalemme, costruendo una nuova reggia, nuovi quartieri, e il Tempio per il Dio dei Padri, dove colloca l’Arca dell’Alleanza.
[3] La tenda del convegno e poi Il Tempio vengono costruti in base ad una precisa istruzione di Dio.
L’edificazione del Santuario Perfetto di Dio, la Tenda del convegno, corrisponde alla creazione e costituzione ordinata del cosmo. Come la sua Parola ha creato-ordinato il cosmo, così ha creato-ordinato il suo santuario-tenda-tempio.

distrutto dai Romani nell’anno 70. Nella tradizione il Monte del Tempio è stato anche spesso identificato come Moriah, una montagna (o meglio serie di montagne) citate nell’Antico Testamento come luogo del sacrificio di Isacco, ma la effettiva collocazione di Moriah è oggetto di dibattito. Comunque, l’unico risalto attualmente visibile coincide con quella che è considerata la cima del monte Moriah. Verso il 1119, il re Baldovino II di Gerusalemme, che aveva convertito la vasta moschea nel proprio palazzo, assegnò un’ala al piccolo e ancora poco conosciuto Ordine dei Cavalieri Templari. I Crociati chiamarono il Monte del Tempio “Templum Solomonis”, dal momento che essi credevano che esso fosse sorto sopra le rovine del Tempio di Salomone, e fu da questa collocazione che l’Ordine derivò la sua denominazione di “Templari”. I Templari usarono la moschea come loro quartier generale per molti anni e disegnarono gli altri edifici templari in Europa a forma rotonda riproducendo le linee dell’architettura del Monte del Tempio. I Cavalieri Templari, i monaci guerrieri , l’ordine che univa l’identità sacerdotale e quello secolare in difesa della Terra Santa[1], alla fine del loro mandato furono veramente abbandonati dalla Chiesa? Sicuramente essi furono condannati al rogo per ordine dell’undicesimo  re di Francia,  Filippo IV detto il Bello, della dinastia dei Capetingi.Non tutti, però, seguirono la condanna a morte per le accuse che i cavalieri furono costretti a confessare sotto tortura da parte degli inquisitori[2]. “Giovanni di Goderal, minorita, aveva sentito che Roberto di Rexat, templario, era andato una volta in un prato gridando:  me lasso! oh non fossi mai nato! Io negai Dio, che vi fui forzato, e diedi me stesso in preda al diavolo.[3] Anche le precettorie Calabresi furono indagate per ordine di Carlo II d’Angiò, parente di Filippo IV, che diede mandato a suo Nipote Roberto Duca di Calabria;  ma le cose non andarono come per i templari francesi forzatamente processati e condannati per la cupidigia di un re[4].  Ma, qualcosa non torna ancora!  Lo spirito templare è presente in nuovi Ordini religiosi come quello fondato da un templare che partecipò alla seconda crociata, ovvero l’Ordine Carmelitano che, bensì non fosse un Ordine cavalleresco, ma eremitico (Ordo  Fratum B. Marie Virginis de Monte Carmelo), fu fondato dal crociato Bertoldo di Calabria verso il 1155-60, subito dopo la seconda crociata, promossa nell’anno 1145 da Luigi VII, re di Francia e dal papa Eugenio III.[5] Non solo. In Spagna e in Portogallo i possedimenti dei Templari, passarono, insieme a quegli degli Ospitalieri  ad un Ordine ex novo  in Aragona: all’Ordine dei Cavalieri di Cristo (viene tolto il termine poveri), composto da ex Templari. In altre terre, l’Ordine dei Cavalieri del Tempio sopravvisse in maniera occulta, al punto di parlare, nel XVIII secolo, di rinascita del templarismo. La Massoneria scozzese si dichiara erede spirituale dell’Ordine dei Templari. Nell’iniziazione massonica al 29° grado, nel rito per l’attribuzione del titolo di “Gran Scozzese di Sant’Andrea”, si rievoca la condanna ai Templari, mentre il martirio di Molay viene rivisitato nel rito per la nomina al 30° grado “con dileggio alla corona e alla tiara”.[6]Se da un lato, la storica vaticanista Barbara Frale, da tempo, ha presentato al mondo la bolla papale che non abolisce l’Ordine templare, ma si puntualizza che esso era stato solo sospeso – attualmente anche il servizio militare obbligatorio in Italia è solo sospeso e non abolito – dall’altro lato, non tutti i regnanti d’Europa, come abbiamo visto, non ubbidirono, quindi, al volere del re di Francia e nemmeno al suo parente Carlo II d’Angiò.  Pertanto, è legittimo pensare che, dove finiva la reale influenza francese non si svolgevano processi e di conseguenza non si sanzionavano condanne. Allo stesso tempo, è legittimo


[1] La primitiva funzione di difesa dei luoghi santi, con il rafforzarsi dell’Ordine dei templari  in stato sovrano dipendente esclusivamente dal potere del papa, era divenuto ormai una rete logistica tra i territori d’occidente e quelli d’outremer, ovvero i regni cristiani d’Oriente.
[2] Da Inquisitio da cui l’odierno “magistrato inquirente”. Cfr Rino Camilleri, Storia dell’inquisizione, Newton, Roma, 1997
[3] Cfr L. De Carl, Storia dei Grandi maestri, Malta, 1853, p. 423.
[4] Cfr G. Cinquegrana, Segni templari nella Calabria medievale, Adhoc, Vibo Valentia, 2009.
[5] Bianca Capone, I Templari in Italia, Armenia editore, Milano, 1977.
[6] Andrea Cuccia, Gli albori della Massoneria, Rubbettino, Cz, 2003, pp. 102-105. Il tema dello spirituale ricorre in parecchie tradizioni filosofiche occidentali tra cui il Rosacrocianesimo, l’Ermetismo, la Gnosi, l’Alchimia, la Tradizione Templare e la Massoneria. Cfr in questa direzione K. Rolls, I Templari e il Graal, Edizioni Mediterranee, Roma, 2004, p. 177.

sostenere che l’Ordine cadde vittima solo di Filippo IV e non del Papa, che per “quanto poté lo difese”[1]. Sottigliezze, meglio interpretabili in una nuova lettura degli atti del processo ai templari, nei quali spesso, da parte dell’Inquisizione, si richiamano episodi ritenute prove processuali senza possibilità di discolpa. In tal senso, nel 1263, papa Urbano IV, aveva scomunicato il Maresciallo del Tempio, Etienne de Sissey, per una vicenda di donne. Circostanza che all’occasione venne tirata fuori durante il processo-farsa contro i Templari.[2] C’è da dire che nel XIII secolo, l’Ordine Templare non godeva più della stima avuta alla sua fondazione; a maggioranza (secolari e clero) si auspicava una fusione dell’Ordine del Tempio con quello degli Ospitalieri.[3] Così risponde Jaques de Molay a questa  proposta lanciata da Clemente V, nella sua relazione De Unione Templi et Hospitalis Ordinum: Pater sanctissime, questioni quam facitis super facto unionis religionum Templi et Hospitalis, ego, magister Templi, respondeo sic: certe recolo quod papa Gregorius[4], dum esset in concilio Lugdunensis et sanctus Ludovicus[5]cu meo et alii multi ecclesiastici et seculares, […] voluerunt habere consilium super facto unionis predicte, et eorum intencio erat de omnibus religonibus armorum facere unum. Sed fuit responsum quod reges Yspanie nullatenus consentirent propter tres religiones armorum[6]que sunt in patria sua stabilite. […] Item, Pater sancte, I facto unionis animaadvertenda sunt commode et dampna, honores et scandal que possunt ex hujusmodi negozio provenire. Primo quidem videtur michi quod non esset honor tam antiquas religiones, et que tanta bona fecerunt tam in Terra sancta quam alibi, nunc unire, quia timendum est ne contrarium accidat eorum que huc usque facerunt, quia nunquam vel raro fit novitas que non poriat pericula magna…[7] In Calabria, poi, riferimenti a catture e processi contro i Cavalieri Templari sono molto limitati. Ancora oggi, ci si rifà al documento di Giovanni Guerrini pubblicato nel 1909, dal titolo I Templari nel Regno di Sicilia, nel quale vengono riportati i dati specifici per la Calabria e la Sicilia. In questo lavoro vengono citati Fra’ Guglielmo Angelico, Fra’ Bartolomeo e Fra’ Andrea, tutti di Cosenza, che furono catturati il 12 marzo 1308 e processati a Brindisi. Nella provincia di Vibo Valentia, il Guerrini cita i Cavalieri  della precettoria di Bivona Fra’Oliviero e Fra’ Michele Corsi, anche loro processati e condannati a Brindisi. In tutta la Sicilia – scrive L. De Caro, nel 1853, furono arrestati solo 6 Templari.  Mentre in Francia, numerosi Cavalieri Templari


[1] Ibidem, p.458. cfr anche Paolo Chinazzi, Gli Ordini Cavallereschi: storie di confraternite militari, 2001; in cui si legge “la studiosa Barbara Frale ha rinvenuto agli inizi degli anni duemila, negli Archivi vaticani un documento che dimostra come papa Clemente V perdonò segretamente i templari nel 1314 assolvendo il loro Gran maestro dall’accusa di eresia. L’inchiesta di Chinon, tuttavia ribadisce gli sputi sulla croce effettuate come rituale all’ingresso di un novizio nell’Ordine”. P. 176. Nel 1160, per arginare un diffuso movimento anti-templare maturato a causa dei tanti privilegi a loro concessi, papa Alessandro III emanò una bolla in cui si vietava al popolo di entrare in conflitto con i Cavalieri crociati. Cfr in questa direzione, H. Prutz, (a cura di) Maltese Urkunden und Regesten zur Geschichte der Temoelherren und der Johanniter, Munchen, 1883, n.4, p.38.
[2] Ad Urbano IV successe Clemente IV che acconsentì di revocare la scomunica a patto che il Maresciallo fosse rimosso, e così fu.
[3] La questione dell’unione era già stata aperta nel 1274 nel Concilio di Lione, ma era stata bocciata da Giacomo I, re d’Aragona.
[4] Si tratta di Gregorio X
[5] È un errore del Molay: Luigi IX morì nel 1270, mentre il concilio ebbe luogo nel 1274.
[6] Il riferimento è agli Ordini di “Calatrava”, “Alcantara” e di “San Giacomo della Spada”.
[7] “Padre santissimo, riguardo alla questione che mi ponete riguardo alla fusione degli Ordini del Tempio e dell’Ospedale, io, maestro del Tempio, così rispondo: Ricordo bene che allorché papa Gregorio si trovò al concilio di Lione insieme con san Luigi e molte altre personalità ecclesiastiche e laiche […] volle avere consiglio riguardo alla suddetta unione e la loro intenzione era di fare un unico Ordine di tutti gli Ordini militari religiosi. Ma gli fu risposto che i re di Spagna non avrebbero mai acconsentito, a causa dei tre ordini militari religiosi che sono costituiti presso di loro. […] Item, Santo padre, riguardo alla fusione degli ordini, bisogna considerare  i benefici e gli svantaggi, l’onore e gli scandali che ne potrebbero derivare. Mi sembra, in primo luogo, che non sarebbe onorevole unire ora due Ordini così antichi che hanno compiuto tante buone azioni sia in Terrasanta che altrove, poiché bisogna temere che non accada il contrario di ciò che hanno compiuto fino ad ora, infatti mai, o raramente, si può rinnovare senza provocare  grandi pericoli…” testo originale trascritto in Georges Lizerand, Le dossier de l’affaire des templiers, in Collectiones des Classiques de l’Histoire de France au Moyen Age, Paris, 1923.

erano languenti in cupe segrete. Nel resto d’Europa (Spagna, Portogallo, Danimarca, Inghilterra, Scozia, Italia) i Templari vengono “iscolpati” dagli arcivescovi di Reims, Sens e Roano.[1]  In Italia, città come Bologna, Cesena, Ancona  rifiutano persino di pensare  ad azioni di cattura e di processi contro i Cavalieri Templari[2] e, in Calabria, nella citta di Briatico si sviluppava, invece, il pensiero filantropico dei Templari voluto da Guido di Montpellier  (1160-1208), che fondò le Case dello Spirito Santo destinate all’accoglienza di infermi e poveri. Per volontà di Papa Innocenzo III la Casa Madre dell’Ordine, nel 1198, fu trasferita a Roma,  presso l’ospedale dello Spirito Santo[3]. I beni templari passarono agli Ospitalieri, ma questi dovettero pagare al Papa e alla corona di Francia una grossa taglia, e seppure i due Ordini vissero un distinguo comportamentale e di azione,  dall’altro lato, nell’opera di L. De Caro “Storia dei Gran Maestri e cavalieri di Malta – con note e documenti giustificativi” (1853), monumentale lavoro di 798 pagine, viene sottolineato che :

  • Qualora in battaglia il cavaliere templare non vedeva il proprio vessillo, doveva riparare sotto quello degli Ospitalieri o Cavalieri di San Giovanni;
  • Nei concili, il Maestro del Tempio e dell’Ospedale precedevano tutti gli ambasciatori, e si sedevano vicino ai prelati. Ogni monarca largiva loro un ordine principesco e un posto distinto;
  • Lasciati liberi dalle galere, i Templari non ricevettero le loro proprietà e si dedicarono ai diversi mestieri per guadagnarsi da vivere, specialmente alla costruzione. Molti Templari lasciarono il mantello levitico e indossarono quello nero con la croce bianca dei cavalieri di Malta. Questi furono ricevuti nell’Ordine di san Giovanni con le stesse onorificenze come è stato per Raimondo du Puys, Dudon Decombes, Gasto di Berdier, quanto per citare i maggiori.[4]
  • La Croce dei Dignitari di Malta, pertanto, racchiude in essa quella dei Templari.

Il re Dionigi del Portogallo non ubbidì a Filippo IV, e non soppresse mai l’Ordine, ma ne cambiò solamente il nome, così il Gran Priore dei Templari, divenne, in Portogallo, Maestro dell’Ordine di Cristo, tuttora esistente, che incamera tutte le proprietà dell’Ordine dei templari, che era stato soppresso da Papa Clemente V nel 1312.

Ordine  Militare e Religioso dei Cavalieri di Cristo

Della cattura e della fine dei Cavalieri Templari si è tanto discusso, ma in buona parte anche mitizzato, probabilmente perché l’interesse era quello di chiudere un capitolo storico durato duecento anni, che incominciava a stare stretto alle nuove politiche emergenti sia di lettura religiosa.


[1] Ibidem, p. 434
[2] Solo nella città di Firenze è citato qualche processo.
[3] Cfr G. A. Garrì, I figli di nessuno, Grafiche Garrì, 2012.
[4] Cfr L. De Caro, op cit , pag 36

che politica.  Jacques de Molay aveva percepito che la partita era chiusa[1]. Ma allo stesso tempo l’Ordine non poteva finire così. Pertanto prima di essere condannato al rogo, sull’isola parigina Ile-des-Javiaux, fece in modo che il suo successore a Gran Maestro templare fosse riconosciuto nella persona di Marc Lormenius. Una nomina sottolineata dalle firme di altri dignitari. Tale atto è conservato nell’archivio storico di Parigi insieme a statuti, archivi, bandiere e quant’altro, appartenuti alla milizia templare. Al Gran Maestro  Lormenius succedette Bertrand de Guesclin e così fino ad arrivare alla Casa  Borbone. Di questo casato, nel 1853, viene nominato Maestro Templare Bernard Raymond Fabré Palaprat.  La ricerca del Santo Graal continua a suscitare l’interesse della ricerca  in quanto in esso è consacrato l’Agnus Dei che viene anche identificato come il Sigillo templare[2] Il termine simbolo deriva dalla voce greca che significa segno di riconoscimento. In esso quindi sono racchiusi e codificati linguaggi  che esprimono la motivazione  associativa, l’aspetto etnopoietico.  Le due persone a cavallo, per molti il sigillo dei templari,  presenta una lettura multipla che gli studiosi propongono in termini di fratellanza/povertà,  materialismo/spiritualità, potenza fisica/potenza interiore, prodezza/saggezza, umiltà/coraggio,  non ultimo di fratellanza/povertà. La simbologia, da sempre, ha riempito pagine di ricerca più o meno attendibile, più o meno leggendaria, principalmente al fine di leggere all’interno dell’iconografico identificativi possibili che danno informazioni possibili verso i probabili luoghi dove sono celati i tesori dei templari. [3] un sentire, quello del “doppio”, che si richiama anche ai racconti evangelici:

Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due i diede loro potere sugli spiriti immondi. [Mc 6,7-10]

Il due ubbidisce al principio di prudenza. La compagnia di un fratello serve quale prezioso appoggio psicologico, tanto nelle difficoltà concrete della vita, quanto in quelle spirituali, rendendo più sopportabile il peso da sostenere. La compagnia di un fratello è sempre una protezione contro un incalcolabile numero di tentazioni e seduzioni. Gesù aveva inviato i Suoi Discepoli a due a due, per aiutarsi l’un con l’altro e a sostenersi reciprocamente  nella Fede. En ancora: “meglio essere in due che uno solo, perché due hanno un miglior compenso nella fatica. Infatti, se vengono a cadere, l’uno rialza l’altro. Guai, invece, a chi è solo: se cade non ha nessuno che lo rialzi” (Qo 4,9-10).
Il Duomo della Roccia, ovvero la cupola costruita a Gerusalemme dai primi conquistatori musulmani, che si ergeva ad ovest della zona templare  al centro della piana dell’Haram el- Sharif, nel presunto luogo del sacrificio di Abramo. Essa diventa la centralità della cristianità, anche perché luogo/custode dell’Arca dell’Allenza contenente le Tavole dei Comandamenti che sono l’essenza tangente della presenza di Dio.  L’Arca fu posta su una pietra detta “della fondazione del mondo”. Tra l’altro, si vuole che proprio dalla polvere di questa roccia, Iddio diede vita ad Abramo.  Vicino all’Arca,  due vasi rendono viva la sacralità dell’azione del cielo sulla terra. Il primo vaso contiene la “manna” di cui gli Ebrei si erano cibati durante i quaranta anni che furono in viaggio verso la Terra Promessa; il secondo vaso contiene l’acqua del pozzo di Myriam, che aveva dissetato il popolo di Israele nella lunga permanenza nel deserto[4].La croce patente (la Croix pattée), che fu permessa ai Templari da parte del papa Eugenio III, nel concilio di Parigi del 1147. Il colore rosso


[1] J. De Molay era accusato di 60 delitti ed era rientrato in Francia per scagionarsi dell’accusa con 60 cavalieri; cfr in questa direzione A. Michaud, Storia delle crociate, Sonzogno edizioni, Milano, 1884. In altri studi gli accompagnatori di Molay sono indicati nel numero di 53, cfr  Eugenio Camrini, Dante Alighieri, 1990, pp. 391-392.
[2] Cfr Helmut Lammer, Mohammed Y. Boudjade, Enigmi di pietra, I misteri degli edifice medievali; Arkeios edizioni,  Monaco 2003, p. 108.
[3]  Sedi accreditati sono il castello di Gisors, nella valle dell’Epte, la Rossly Chapel in Lothium (Scozia), Oak Island nel Nord America. Cfr in questa direzione Giacomo Bolzano, Giovani del terzo millennio, Armando editore, 2005, p. 95. Ed ancora, Luigi Manglaviti, Dossier templari, Roinkid, Roma  2007, p. 64.
[4] Cfr Luigi Manglaviti, op.cit. p. 65

della Croce è fortemente simbolico per i templari, che si richiama alla vocazione del martirio.[1] Ma il colore rosso è anche attributo di Carità. L’Ordine nasce in Portogallo dalle rovine dei Cavalieri del Tempio. Re Dionisio, conoscendo il valore dei monaci guerrieri nelle battaglie contro i Mori, nel 1317 diede vita al nuovo Ordine crociato. Sotto la tutela di Cristo, i Cavalieri Templari riprendono il loro splendore, sempre nella lotta contro i nemici della fede[2]. Pertanto, al fine del riconoscimento del nuovo Ordine in Cristo, il re inviò a Roma, quale ambasciatore alla santa Sede, Don Giovanni Lorenzo per chiederne il riconoscimento al papa Giovanni XXII[3], il quale concesse tale riconoscimento con la bolla Aea ex quibus, datata 15 marzo 1319[4], nella quale quest’ordine viene detto Milizia di Gesù Cristo, e che esso viene sottoposto alla regola di San Benedetto, e alle Costituzioni di Cistello, osservate dai Cavalieri di Calatrava[5], e concedendo loro i privilegi che già godevano nell’appartenenza alla prima fondazione. Il primo Gran Maestro del neo Ordine templare fu D. Egidio Martinez, ed il secondo D. Giovanni Lorenzo.

Il Convento di Cristo di Tomar

Nel 1789, l’Ordine di Cristo fu secolarizzato divenendo Ordine Onorifico, fino alla sua estinzione avvenuta nel 1910, ma nel 1917 fu  rifondato come Ordine Militare di Cristo e guidato dal suo Gran


[1] Va detto che questo era anche l’unico colore disponibile. Gli Ospitalieri avevano la Croce bianca, i Cavalieri di san Lazzaro portavano sul mantello la Croce verde, i Teutonici portavano la Croce nera. Va ancora rilevato che una croce gialla o blu non avrebbe avuto la stessa forza di quella rossa sul campo di battaglia.
[2] Gaetano Giucci, Iconografia storica degli Ordini religiosi e cavallereschi, vol I, Roma, 1856. Cfr anche Francesco Giuseppe Fontana, Storia degli Ordini monastici, religiosi e militari, Lucca, 1738, pp.75-79.
[3] Al secolo Jacques Duèse. Fu precettore della Corte di Napoli e cancelliere  di Cralo D’Angiò. Salito al trono di Pietro all’età di 72 anni, era troppo credulo dei malefici. Sarà proprio lui ad emanare una bolla contro le streghe e i sortilegi. Contro le imprecazioni malefiche teneva sempre vicino a se un pane in cui vi era conficcato un coltello di argento.  Durante il suo pontificato viene introdotta la processione del Corpus Domine  e la festa della Santissima Trinità. Fu lui ad istituire la Sacra Rota. È questo il periodo in cui Umberto Eco ambienta il suo best seller “In nome della Rosa”. Dante Alighieri lo cita nei canti  XVIII  e nel XXVII del Paradiso. Cfr N. Fabbretti, I vescovi di Roma, Edizioni paoline, Torino, 1986, pp.214-215.
[4] Cfr  Paola Porru, Analisi storico giuridica della proprietà fondiaria in Brasie, 1983, p. 26. Cfr anche, Franco Cardini,Monaci in armi: gli Ordini religiosi militari dai templari, 2004, p.131
[5] Cfr Francesco Giuseppe Fontana, Storia degli Ordini monastici, religiosi e militari, Lucca, 1738, pp. 36-58.

Maestro, il Presidente della Repubblica del Portogallo. Ancora oggi l’Ordine mantiene cinque gradi: Cavaliere, Ufficiale, Commendatore, Grande Ufficiale, Gran Croce.

La loro momentanea dimora fu Castro Marino, nella diocesi di Faro. Nel 1366, l’Ordine fu trasferito a Thomar[1], sotto il Gran Maestro D. Nungo Rodriguez. Thomar divenne il nuovo tempio. Papa Alessandro VI[2] concesse loro la possibilità di ammogliarsi. Essi combatterono i mori con grande coraggio, la spada divenne lo strumento di conquista di molte terre d’Africa che furono assoggettate al Portogallo. Per tale fedeltà alla corona e alla Chiesa, re Edoardo, nel 1433, gli concesse e riconobbe loro autonoma sovranità che, a sua volta, venne confermata da Papa Eugenio IV[3].

Sotto la guida dell’infante D. Enrico, fratello del re Edoardo, con l’incarico di Gran Maestro, nel 1449 riformò l’Ordine. Il re AlfonsoV  investì l’Ordine della Giurisdizione

Il Castello di Tomar costruito sotto la guida del Gran Maestro Gualdim Pais

spirituale, con l’assenso di papa Callisto III[4]. Il Gran Maestro Emanuelle, poi re, con il nome di Emanuelle I, ampliò l’Ordine dando ai Cavalieri molte Commende nelle province d’Oriente, specialmente nelle Indie. Quest’Ordine ebbe fino a 450 Commende. Labito di questi cavalieri consiste in un’ambia lunga veste nera, stretta al collo con due cordoni bianchi, scendenti fino in terra, sul petto la Croce dell’Ordine, la quale è piatta, e di colore rosso, nel mezzo alla quale ne è incastrata un’altra in argento sulla quale è posta una piccola torre, la quale forma l’arma del Portogallo.


[1] Il Castello templare di Thomar o Tomar, in Portogallo, era stato costruito sul modello della basilica del santo sepolcro di Gerusalemme. Cfr in questa direzione, Franco Cardini, I Templari, Giunti, Firenze, 2011, p. 60.  Cfr anche Roberto Giacobbo,  Templari, dov’è il tesoro?, Mondadori, 2010, p. 33. Per una lettura sulla struttura del luogo templare cfr http://www.lusomondo-italia.it/Tomar/Tomar.html.
[2] Cfr N. Fabbretti, op. cit. in cui Alessandro  VI è  indicato come il padre legittimo di Lucrezia Borgia la “Papessa”.
[3] Ibidem
[4] Ibidem

Prof. Pino Cinquegrana
Antropologo