Arturo Vermi Opere 1960-1975
MARTEDI 23 APRILE 2024
ore 18.00
presentazione catalogo e incontro con
Anna Rizzo Vermi | Associazione-Archivio Arturo Vermi
Marcello Palminteri | Curatore
Gabriele Perretta | Critico d’arte
introduzione
Avv. Olindo Preziosi
evento organizzato in collaborazione con
LEAD Broker & Consulting
PL Management
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catalogo
JUS Museum Edizioni
con un testo di
Marcello Palminteri
e un saggio critico di
Gabriele Perretta
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JUS Museum | Palazzo Calabritto
Via Calabritto 20, Palazzo Calabritto, piano nobile, scala B
80121 NAPOLI
info@jusmuseum.com – www.jusmuseum.com – t. 081.17552994 / 351.1137721
La mostra rimarrà aperta fino al 18 maggio 2024
orari
martedì/venerdì: 10.00-13.00 / 15.00-19.0
sabato: 16.00-20.00; domenica, festivi ed altri orari previo appuntamento
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NAPOLI. Martedì 23 aprile, alle ore 18.30, presso lo JUS Museum di Napoli (Palazzo Calabritto, Via Calabritto, 20, piano nobile, scala B) verrà presentato il catalogo della mostra “Arturo Vermi. Opere 1960-1975” a cura di Marcello Palminteri, in collaborazione con l’“Associzione–Archivio Arturo Vermi”.
Seguirà un incontro introdotto dall’Avv. Olindo Preziosi, con Anna Rizzo Vermi (vedova dell’artista, Associazione-Archivio Arturo Vermi), Marcello Palminteri (curatore della mostra) e Gabriele Perretta, autore di un intenso saggio critico che accompagna il catalogo.
L’evento è organizzato con la collaborazione di LEAD Broker & Consulting e PL Management.
Contestualmente si potrà visitare la mostra dell’artista che, attraverso venti opere, testimonia un percorso che dagli esperimenti informali della fine degli anni Cinquanta, giungealla conquista del segno, elemento caratterizzante delle sue opere e di quelle del “Gruppo del Cenobio”, che Arturo Vermifonderà nel 1962 insieme ad Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Ettore Sordini e Angelo Verga, in opposizione sia alle tendenze nichilistiche e agli eccessi concettuali, sia all’invasione della cultura popartistica americana, muovendosi in direzione semantica in una rinnovata fedeltà all’astrazione e alla pittura, anticipando – senza tema di smentite – alcune delle ricerche successive. È lo stesso Arturo Vermi a ricordare come il “lavoro e la ricerca svolta dal Gruppo del Cenobio risultò essere importante e lo testimonia il fatto che altri operatori, anche illustri, dieci anni dopo fecero ricerche ed esperienze simili, riscuotendo notevole attenzione da parte della critica”.
Arturo Vermi (Bergamo, 26 marzo 1928 – Paderno d’Adda, 10 ottobre 1988) definisce ben presto la sua poetica, la sua singolarissima cifra stilistica: sin nei primi anni Sessanta, nella semplificazione estrema emergono forme sempre più snelle. Nascono le Lavagne, le Lapidi e, soprattutto, i Diari. Qui il segno, sempre più sottile, più o meno fitto o regolare, diventa ipotesi di scrittura, grammatica del sentimento. Sono pagine ora di dimensione palmare, ora di imponenza egizia: ama sperimentare e per questo i supporti saranno carte, tele, legni su cui interviene con oli, acrilici, smalti o più semplicemente con chine, penne biro o pennarelli. Già nel titolo, possiamo scorgere la componente intimistica di queste opere, in cui il segno, il ripetersi dei tratti, che apparentemente potrebbe sembrare una “formula” è invece un segno emotivo ovvero (come già annotava Guido Ballo nel 1964), un segno di valore poetico.
L’attenzione per le ricerche degli anni Sessanta e Settanta, pone Arturo Vermi tra i protagonisti di numerose mostre, tra le quali si ricordano: “Linee della ricerca artistica in Italia, 1960-1980” (a cura di Nello Ponente), Palazzo delle Esposizioni, Roma (1981); “Il segno della pittura e della scultura”, Palazzo della Permanente, Milano (1983); “Pittura-Scrittura-Pittura” (a cura di Filiberto Menna), Erice, Roma, Suzzara (1987); “Milano et Mitologia. I poli della ricerca visiva 1958-1964” (a cura di Angela Vettese), Centro Culturale Bellora, Milano (1989); “Nel segno del segno. Dopo L’Informale” (a cura di Luciano Caramel), Palazzo delle Stelline, Milano (2013); “1963 e dintorni. Nuovi segni, nuove forme, nuove immagini” (a cura di Francesco Tedeschi), Gallerie d’Italia, Milano; “Nati nel ’30. Milano e la generazione di Piero Manzoni” (a cura di Elena Pontiggia e Cristina Casero), Palazzo della Permanente, Milano (2014); “Italia Moderna 1945-1975” (a cura di Marco Meneguzzo), Palazzo Buontalenti, Pistoia Musei, Pistoia (2019); “Gruppo del Cenobio. Fontana, Manzoni and the Avant-Garde”, Brun Fine Art, Londra (2019).
Sue opere sono in importanti collezioni pubbliche e private, tra cui: Fondazione VAF Stiftung (Frankfurt am Main), Fondazione Biscozzi | Rimbaud ETS (Lecce), Gallerie d’Italia di Banca Intesa. Il Catalogo Ragionato dell’artista edito da Electa è curato da Luciano Caramel.
La mostra rimarrà aperta sino al 18 maggio 2024.
Letizia Bonelli
Giornalista ed esperta web reputation