Tra impegno sociale, spazi metastorici e memoria metafisica
di Pasquale Lettieri
29 ottobre 2025
Scompare a 91 anni Mimmo Jodice, fotografo visionario di fama internazionale, grande sperimentatore e poeta della luce. Vicino alle avanguardie artistiche degli anni Sessanta e Settanta, ha saputo raccontare il mondo oltre la contingenza documentaristica, trasformando la fotografia in linguaggio poetico e universale.
Un maestro dell’immagine e del pensiero
Quella di Mimmo Jodice è stata una vicenda umana, culturale e artistica di straordinaria ricchezza. La sua opera ha attraversato decenni cruciali della storia di Napoli, della Campania e dell’Italia, restituendone la tensione civile, la bellezza e le contraddizioni.
La sua fotografia, all’origine di una vera e propria scuola, ha saputo coniugare verismo e forma, realismo e potenza poetica, dando ai volti e ai luoghi una dimensione iconica. Le sue immagini, per intensità e rigore, si collocano accanto ai grandi testimoni del neorealismo, evocando le atmosfere de La Terra Trema di Visconti e la forza epica dei poemi visivi.
Lo sguardo che vede oltre
Instancabile viaggiatore, anche quando esplorava solo la sua Napoli o se stesso, Jodice ha saputo cogliere aspetti inediti della verità: eterni ritorni legati ai luoghi e alle persone che la modernità ha appena sfiorato.
Le sue fotografie rivelano una verità intatta nel tempo, capace di parlare ancora oggi, quando tutto sembra cambiato, spesso in peggio.
Da lui discendono, direttamente o indirettamente, generazioni di maestri e giovani fotografi, che nella sua lezione hanno trovato un modello di rigore e libertà creativa.
La sua opera, densa di cultura visiva e antropologica, ha saputo leggere “sotto la pelle” dei luoghi: l’antropologia nascosta dal folclore, la psicologia dietro i luoghi comuni, l’emozione trattenuta nel silenzio delle pietre.
Un’arte senza tempo
La fotografia di Mimmo Jodice, solo in apparenza spontanea, nasceva da una profonda “ragione del vedere”.
Era un modo per affermare, con forza e precisione, una visione del mondo, mai limitata alla denuncia, ma sempre animata da una valenza universale.
I suoi scatti, che si chiamino Napoli, Mediterraneo o Mondo, raccontano l’essenza delle cose oltre le apparenze, trasformando la realtà in memoria e la memoria in forma.
Negli anni, nei nostri numerosi incontri, non ho mai dubitato che la sua fosse una cultura immaginaria fuori dall’ordinario. Nei provini della sua “archeologia vivente” ho visto la capacità di cogliere le energie invisibili che attraversano i luoghi e le persone — quelle forze sottili che determinano tutto ciò che accade, anche ciò che non possiamo prevedere.
L’eredità di un gigante
Con la morte di Mimmo Jodice scompare un gigante, ma le sue immagini continuano a sfidare il tempo, lo spazio e la memoria.
Restano le sue fotografie, sospese tra realtà e visione, a ricordarci che vedere è un atto di conoscenza, e che la verità, come la luce, non appartiene mai a un solo istante.





















