di Don Enzo Bugea Nobile

C’è una dolcezza che attraversa i secoli e si posa sulle labbra di chi soffre, di chi spera, di chi prega nel silenzio della notte. È la dolcezza di un nome: Maria. Non un suono qualsiasi, ma la vibrazione di un mistero che si fa vicino, intimo, materno.
Il 12 settembre la Chiesa celebra la memoria del Santissimo Nome di Maria, quasi a voler custodire non solo la Madre di Dio, ma anche il respiro che il suo nome porta con sé. Il nome, nella tradizione biblica, non è un’etichetta è identità, è missione, è destino e Maria non è semplicemente “una donna di Nazareth”; nel suo nome vive il riflesso del disegno eterno di Dio.
Pronunciare “Maria” non è come dire un qualunque nome è evocare una Presenza.
È invocazione che consola, è grido che apre varchi nella disperazione, è parola che profuma di casa e di rifugio. I santi lo hanno intuito: “Il nome di Maria scriveva san Bernardo è dolce al cuore e melodioso all’orecchio”. È come un balsamo che lenisce le ferite invisibili, come acqua fresca che disseta nel deserto.
Quando il credente dice “Maria”, non chiama soltanto una madre lontana, ma si scopre accompagnato, sorretto, protetto è la certezza che la tenerezza di Dio ha un volto umano e materno.
Il nome di Maria è già preghiera. Non servono frasi complesse, basta sussurrarlo perché l’anima si sollevi, è una scala invisibile tra terra e cielo, un filo d’oro che lega la nostra fragilità alla misericordia di Dio.
Nelle ore oscure, basta dire: Maria… ed è come se una luce si accendesse dentro,
eppure questo nome non è magia è memoria viva dell’umiltà di una fanciulla che disse “sì” senza sapere a cosa andava incontro. È il nome di una libertà che si piega all’Amore, di una creatura che ha creduto possibile l’impossibile.
Maria non è un mito irraggiungibile, ma una donna vera, di sangue e di silenzi. Portava sulle spalle le stesse fatiche che conosciamo, i dubbi, le attese, le paure di ogni madre, eppure il suo nome è diventato segno universale di fiducia. Perché in lei si è rivelato ciò che ciascuno di noi può diventare creatura abitata da Dio.
Il nome di Maria è allora un invito, non a contemplare da lontano, ma a camminare accanto. Ci ricorda che la santità non è fuga, ma presenza; non è disincanto, ma fedeltà quotidiana.
Nel calendario, il 12 settembre ci restituisce un dono antico, onorare un nome che custodisce il segreto della salvezza. Dopo il nome di Gesù, nessun altro ha ricevuto tanto amore, tanto affidamento, tanta speranza.
Quanti, nei secoli, hanno trovato in quel nome la forza di ricominciare! Quanti hanno resistito alle prove, tenendo sulle labbra soltanto “Maria”!
Il nome della Madre è già profezia del Figlio. “Maria” indica la via che porta a Lui, come un eco che non si spegne mai. Non si può amare Gesù senza incontrare Maria, né si può pronunciare Maria senza essere condotti a Gesù.
Celebrare il Nome di Maria significa ricordare che Dio non è lontano, ma ha scelto di passare attraverso una donna, attraverso la carne fragile di una madre. Significa lasciare che il cuore si addolcisca, che la fede diventi intima, che la speranza diventi canto.
E allora, in questa festa, basta una parola per pregare: Maria.
Una parola che è insieme carezza e rifugio, promessa e presenza.
Un nome che non smette mai di essere luce, anche quando tutto sembra buio.
Maria,
nome che consola le ferite,
eco di cielo nei deserti della vita,
respiro dolce nei giorni dell’angoscia.
Maria,
quando tutto tace e il cuore trema,
il tuo nome è rifugio e carezza,
luce che non si spegne.
Maria,
Madre umile e forte,
pronunciando il tuo nome impariamo
che Dio è vicino,
che l’amore vince,
che la speranza non muore.
Maria,
custodisci le nostre notti,
illumina i nostri passi,
rendici capaci di dire “sì” come te,
perché in ogni cuore
il tuo nome diventi pace.