Maria, l’italienne
Cibi come opere d’arte, da mangiare, a volte, solo con gli occhi. Intervista alla food stylist italiana che sta deliziando Parigi.
Bocconiana, esperta di Marketing, appassionata di cucina. Troppo creativa persino per occuparsi di pubblicità. E troppo chic per avere a che fare solo con sale riunioni e fogli Excel.
Chi conosce Maria Greco Naccarato, ma anche chi non la conosce, ha ben presente la sua formula: eleganza innata, savoir faire, uso di mondo mixati con fare pratico, approccio diretto e un invidiabile senso della concretezza. Questi gli ingredienti che l’hanno convinta, un giorno, a lasciare un lavoro tipicamente milanese, per diventare food stylist e collezionare successi.
Il colpo di fulmine? Un sopralluogo durante uno shooting fotografico dove quella di cui sarebbe diventata presto una collega, stava iniettando con una siringa del latte in una mozzarella per uno spot: “ a contatto con la forchetta avrebbe trasmesso tutta la freschezza necessaria per far venire l’acquolina in bocca”.
Da lì, messo da parte il computer portatile per un po’, i suoi ferri del mestiere sono diventati gli attrezzi da cucina, insieme a quelli del ferramenta o dell’imbianchino. Il suo compito? Rendere strepitoso ogni piatto per foto, film, pubblicità. Un successo inatteso quanto meritato, che oggi la proietta in un panorama internazionale e in particolare a Parigi, dove da poco si sta anche occupando di cucina casalinga nostrana all’Istituto italiano.
Con lei parliamo dell’eccellenza della cucina made in Italy nel mondo.
Cosa ci invidiano i francesi quando si parla di cibo?
Al mio arrivo a Parigi sono rimasta piacevolmente sorpresa dall’interesse dei francesi per la nostra cucina, credo proprio che la rivalità sia terminata. I francesi adorano soprattutto la semplicità della nostra cucina: quando insegno la pasta ammuddicata, un piatto estremamente povero fatto di olio, aglio, alici e pane, non riescono a credere che con pochi ingredienti si possa ottenere un piatto tanto saporito e gustoso. Adorano anche il nostro calore a tavola, i miei ospiti rimangono affascinati dal nostro savoir faire quando vengono a casa: semplicità, spontaneità, convivialità
Nel suo lavoro si mette a fuoco la presentazione di un piatto. Cosa non dovrebbe mai mancare nelle tavole di tutti i giorni per dare poesia ad un pasto?
Direi il nostro tocco personale alla ricetta, lo considero l’ingrediente segreto che rende unica e diversa la cucina di ognuno di noi. Cucinare, apparecchiare, sedersi a tavola, dedicare attenzione al pasto vuol dire volersi bene. Pane e salame ma ben presentato!
La cucina Italiana è conosciuta in tutto il mondo ed è un po’ la bandiera nazionale. Come trova i ristoranti italiani nelle città Europee?
A Parigi fortunatamente la cucina italiana è ben rappresentata, non solo nei grandi e piccoli ristoranti ma anche nelle rosticcerie, i cosiddetti “traiteur”, una vera istituzione qui. E’ tramontata la moda di adattare la ricetta al gusto locale, credo che sia ormai ben chiaro che chi entra in un ristorante italiano all’estero vuole piatti “autentici” e non riadattati. Il vero colpo di scena qua a Parigi è la recente apertura dei Fratelli Alajmo in collaborazione con Philippe Starck del Caffè Stern, il primo chef stellato italiano a aprire un ristorante nella ville lumiere. Alain Ducasse? ne è rimasto incantato!
Recentemente è salita in cattedra all’Istituto di Cultura italiano a Parigi, durante la settimana parigina della cultura gastronomica.
Cosa chiedono a una professionista come lei?
Ho preparato degli atelier dedicati a pasta e riso: la richiesta era proprio di conoscere la cucina di casa, come preparare un risotto all’onda e una pasta ben condita al dente. Può sembrare una banalità, ma purtroppo ci sono ancora molti equivoci su questi temi da sfatare! Tipo: gli spaghetti non sono un accompagnamento alla bistecca!
Cosa la fa sentire più fiera delle sue origini all’estero?
Fortunatamente all’estero ci apprezzano molto di più di quanto pensiamo, è vero abbiamo qualche difetto, ma in questo momento il nostro paese è molto apprezzato. Tra tutte le qualità direi il calore umano e la raffinatezza del nostro gusto: molto spesso i prodotti più belli sono “Made in Italy”
Con Kitchen in the city (www.kitcheninthecity.it ), il suo blog, condivide con il pubblico della rete le sue ricette. Quale pensa sia il contributo di Internet per la cultura del cibo italiano?
Internet ha certamente reso più accessibile tutto quanto riguarda la cucina: video, ricette, foto, presentazione di prodotti. Non ci sono più scuse per non entrare in cucina!
Infine, quando torna in Italia, cosa si porterebbe dalla Francia che tutti gli italiani dovrebbero imparare?
Mi piacerebbe che aprissimo gli occhi sul nostro paese e imparassimo dai Francesi a valorizzare ogni piccolo sasso delle montagne. Noi camminiamo su una riserva di arte, risorse naturali e gastronomia che tutto il mondo ci invidia, ma purtroppo non sappiamo come farle brillare. Ricordo di un albergo qui vicino dove avevano conservato la stanza in cui era nato Re Sole: una piccola stanza adattata a sala riunioni con parte del soffitto leggermente affrescata. Fuori il cartello diceva “Museo Luigi XIV… capite cosa intendo?