Verso il processo l’ex infermiere strozzino

Il trucco, degno di veri esperti di marketing finanziario, era semplice e soprattutto efficace: avvicinare discretamente le potenziali vittime e poi approfittare delle loro situazioni non certo facili, offrendo servizi finanziari di sicuro non gratuiti. Insomma, un finto aiuto a scopo di lucro. Risultato: a fronte dei prestiti di denaro a queste persone in difficoltà, talvolta in là con gli anni, la restituzione doveva poi avvenire con interessi da capogiro, con tassi annui del 180%. In una parola: usura. Il personaggio principale di questa vicenda di cravattari triestini si chiama Felice Granceri, 68 anni. È un infermiere in pensione, con il pallino degli affari. Affari ovviamente illegali. Gestiva infatti una sorta di banca parallela. Nei guai nella medesima vicenda giudiziaria sono finiti anche Fulvio Apollonio, 65 anni, e Roberto Ara, 53. Per tutti e tre il pm Lucia Baldovin ha chiesto il rinvio a giudizio. L’accusa per Granieri e Apollonio è quella di usura, mentre Ara è chiamato a rispondere di favoreggiamento. Compariranno davanti al gip Giorgio Nicoli il prossimo 18 luglio. Difensori gli avvocati Tiziana Benussi, Letizia Pascutto, Marzio Calacione, Federico Stricca e Teresa Arsa. Il regista era appunto Granceri, come era emerso dalle indagini dei carabinieri di via dell’Istria. Tant’è che nell’ottobre 2016 era stato anche raggiunto da un provvedimento di custodia cautelare del gip Luigi Dainotti e da allora si trova ai domiciliari nella sua casa di San Giacomo. A suo carico due differenti episodi di usura avvenuti nei mesi precedenti e emersi per l’appunto nell’ambito delle indagini. In pratica tutto ruota attorno ad alcuni prestiti concessi ad abituali frequentatori delle case da gioco d’oltreconfine. Un fiume di denaro, “pagato” sotto forma di restituzione di tali prestiti dalle vittime, al prezzo di oltre tre volte il proprio effettivo valore. Il primo episodio, come detto, è riferito in effetti a un uomo affetto da ludopatia. Il secondo riguarda un’anziana che aveva chiesto denaro a Granceri per poter far la spesa. Secondo le indagini, dopo aver prestato tremila euro al primo “cliente”, aveva preteso da lui una rata mensile pari a 75 euro più 500 euro di “commissione” per un totale che superava di molto la cifra iniziale. All’anziana, dopo averle prestato 1985 euro, aveva chiesto una rata mensile di 50 euro e altri 500 euro per la “commissione”, anche in questo caso per un periodo che avrebbe fatto superare, enormemente, il prestito originario. Nell’abitazione di Granceri i carabinieri il giorno dell’arresto avevano trovato oltre tremila euro in contanti, cinque assegni non intestati del valore di oltre 6.500 euro, regolarmente firmati dalle vittime e verosimilmente detenuti come garanzia del credito vantato, ma anche di una carta di credito, due ricevute di vendita di 174,56 grammi di oro rilasciate da esercizi commerciali in Slovenia (per un valore di quasi cinquemila euro), una Postepay e un libretto postale. Ad Apollonio viene contestato un unico episodio. Aveva prestato la somma di 500 euro. E per la restituzione si era fatto dare rate mensili per un totale di 800. Più defilata infine la posizione di Ara che durante un interrogatorio aveva dichiarato falsamente che si erano esauriti i suoi rapporti con Granceri.