di Don Enzo Bugea Nobile
“Mater matris: in silentio tuae vitae, Deus texit initium salutis.”
Madre della Madre: nel silenzio della tua vita, Dio ha tessuto l’inizio della salvezza.
C’è una donna nella storia della salvezza che non fa rumore.
Non predica, non guarisce, non compie miracoli.
Eppure, senza di lei Maria non avrebbe avuto un grembo da cui imparare il “sì”.
Quella donna si chiama Anna.
E da secoli, nella fede e nella carne, è la soglia che precede l’aurora.
Una donna come tante, eppure unica
Sant’Anna non entra in scena con squilli di tromba.
Il Vangelo non la racconta, ma il cuore dei fedeli non ha mai smesso di riconoscerla.
Anna è la madre, ma è anche l’anziana, la ferita, la dimenticata.
Colei che ha conosciuto l’umiliazione del ventre sterile e il peso degli sguardi altrui.
Una donna che sa cosa vuol dire non avere risposte da Dio.
Eppure, ha continuato a pregare.
In lei, la fede non è un concetto astratto, ma un respiro lungo.
Un “sì” senza condizioni.
“Credere, anche quando nulla accade.”
Questo è il suo miracolo più grande.
Il pensiero che si sporca le mani
Sant’Anna non ha scritto trattati.
Ma ha lasciato un’impronta profonda nella teologia del quotidiano.
Ha vissuto la filosofia dell’attesa, quella che non si studia, ma si attraversa.
Non con l’astrazione, ma con la carne, il cuore, i giorni lenti e pieni.
Anna ha trasformato la domanda “perché?” nella più silenziosa delle preghiere:
“Ecce ancilla temporis” – Ecco la serva del tempo.
Ha insegnato che la fede non toglie il dolore, ma lo attraversa.
Che l’amore non è controllo, ma offerta.
Che educare una figlia non è possedere, ma preparare qualcuno a spiccare il volo.
Il suo grembo ha cambiato il mondo
Quando finalmente concepisce Maria, Anna non diventa solo madre.
Diventa strumento invisibile del piano di Dio.
Non ha cercato gloria.
Ha accolto, nutrito, formato.
Ha insegnato a Maria il silenzio, il coraggio, il rispetto del mistero.
Forse le ha raccontato le Scritture la sera, accarezzandole i capelli.
Forse le ha insegnato a cantare il Magnificat molto prima che fosse ispirato.
Anna ha generato la donna che avrebbe detto “Fiat”.
Ma prima di quel fiat, ce n’è stato un altro, non scritto ma reale:
il “sì” di Anna alla vita, alla solitudine, al tempo di Dio.
Non tutti i santi hanno aureole visibili.
Alcuni sono colonne nascoste della storia della salvezza.
Sant’Anna è una di queste.
La sua santità è cucire, rassicurare, pregare nel silenzio, essere presente senza invadere.
“Sanctitas non est fulgor, sed fidelitas.”
La santità non è bagliore, ma fedeltà.
Fedeltà al poco.
Fedeltà ai giorni in cui sembra che Dio non parli.
Fedeltà ai gesti ripetuti che, agli occhi del cielo, brillano più di mille parole.
Una madre per chi aspetta
Sant’Anna è madre anche oggi.
Madre delle donne che non riescono ad avere figli.
Madre delle nonne che pregano in silenzio.
Madre dei giusti che non fanno notizia.
È la patrona dell’attesa, del grembo, della pazienza, dell’educazione all’amore vero.
È figura materna per ogni anima che si sente dimenticata, e invece è preziosa.
Nel suo silenzio, Dio ha scritto uno dei prologhi più belli della storia della salvezza.
Perché in certi silenzi, Dio parla forte.