di Letizia Bonelli
Giornalista esperta in web reputation
La scuola non è solo luogo di istruzione, ma comunità di persone, ogni dato, ogni informazione raccolta, ogni immagine custodita riguarda non numeri astratti, ma volti, storie, fragilità. Per questo la privacy, a scuola, non può essere trattata come un puro adempimento burocratico è un atto etico, un gesto di responsabilità verso chi affida se stesso alla comunità educativa.
Il dirigente scolastico ha il compito di custodire non soltanto archivi, ma fiducia è qui che l’etica incontra la legge, nel dovere di proteggere l’alunno non come soggetto giuridico, ma come essere umano.
I dati sensibili degli studenti, salute, orientamento religioso, condizioni familiari, richiedono un livello di cura che va oltre la compilazione di moduli. Ogni informazione deve essere raccolta nella logica della necessità e proporzionalità, chiedere solo ciò che è indispensabile, trattare solo ciò che è finalizzato al bene educativo.
Il dirigente che decide di non eccedere nella raccolta di dati sceglie una linea etica perché ciò che non si chiede, non rischia di essere violato.
La protezione dei dati non può restare confinata nelle scrivanie di segreteria o nei faldoni digitali, è una cultura che deve attraversare docenti, genitori e studenti.
Parlare di privacy significa parlare di rispetto, di cittadinanza digitale, di consapevolezza del proprio valore, non basta mettere firme, occorre insegnare che la libertà dell’uno si fonda sul riconoscimento dell’altro. Una scuola che educa alla privacy non custodisce solo documenti, custodisce l’umanità.
L’arrivo dell’intelligenza artificiale e degli strumenti digitali in classe apre nuove opportunità, ma anche nuovi rischi. Il dirigente scolastico deve vigilare perché la tecnologia non diventi strumento di controllo cieco, ma resti alleata dell’educazione.
Le linee etiche sono chiare:
•la supervisione deve restare umana;
•le decisioni automatizzate non possono sostituire l’empatia;
•i dati degli alunni non sono materia prima da sfruttare, ma frammenti di vita da custodire.
La vera innovazione non è avere più strumenti, ma saperli usare con giustizia e compassione.
“Acta, non verba.”
Il dirigente scolastico che vuole costruire fiducia deve trasformare l’etica in pratiche quotidiane:
•Mappare i dati: sapere quali informazioni si raccolgono, dove sono custodite, chi può accedervi.
•Formare i docenti: piccoli incontri che spieghino in modo chiaro il senso della privacy.
•Rendere comprensibili i moduli: non linguaggio legale incomprensibile, ma parole semplici e rispettose.
•Preparare un piano di emergenza: sapere cosa fare in caso di violazione, chi deve intervenire, quali tempi rispettare.
•Coinvolgere le famiglie: perché la fiducia non si impone, si costruisce.
Il dirigente scolastico non agisce nel vuoto, ma all’interno di un quadro normativo ben preciso. Alcuni riferimenti essenziali:
•Regolamento (UE) 2016/679 – GDPR: la fonte primaria europea sulla protezione dei dati personali. Definisce principi fondamentali come liceità, trasparenza, limitazione della finalità, minimizzazione dei dati.
•Codice in materia di protezione dei dati personali – D.lgs. 196/2003, modificato dal D.lgs. 101/2018: la disciplina italiana che integra e coordina il GDPR.
•Linee guida del Garante per la protezione dei dati personali in materia di istituzioni scolastiche: chiariscono limiti e modalità di utilizzo dei dati degli studenti, comprese foto, video, registri elettronici e piattaforme digitali.
•Direttiva europea sull’uso dei dati nell’ambito educativo e recenti provvedimenti legati alla digitalizzazione scolastica.
•Obblighi di nomina del DPO (Data Protection Officer): nelle scuole il Responsabile della Protezione dei Dati è figura obbligatoria, garante di conformità e referente per docenti, studenti e famiglie.
La legge non è solo vincolo, ma bussola, guida l’azione del dirigente affinché la protezione della persona non resti principio astratto, ma pratica quotidiana di giustizia e rispetto.
Un dirigente scolastico non è solo amministratore è custode di dignità. La privacy e l’etica non sono un capitolo secondario della burocrazia, ma l’ossatura di una scuola capace di educare cittadini consapevoli, liberi e responsabili.
Proteggere i dati significa proteggere la speranza, e la speranza, in fondo, è la materia prima più preziosa che la scuola possa trasmettere.