di Don Enzo Bugea Nobile

Il 5 settembre la Chiesa ricorda Madre Teresa di Calcutta, la piccola donna albanese che con il suo sari bianco e azzurro ha incarnato un Vangelo vissuto tra le strade sporche, tra i corpi feriti, tra le anime dimenticate, non ha scritto trattati, non ha innalzato cattedre, ha mostrato con la vita che Deus caritas est, Dio è amore.
La sua forza non stava nel gesto eroico, ma nella ripetizione instancabile di gesti semplici, lavare una ferita, accarezzare un morente, asciugare il sudore di chi non aveva più voce. È qui che la sua figura si fa teologica, non un’attivista della beneficenza, ma una mistica che vedeva in ogni corpo consumato il corpo stesso di Cristo. Per Madre Teresa il Vangelo non era parola scritta, era carne viva.
Madre Teresa ha insegnato che il Regno di Dio passa per la piccolezza. “Non siamo chiamati a fare cose straordinarie ripeteva, ma a fare cose ordinarie con amore straordinario.”
In questo c’è una rivoluzione teologica, l’eroismo cristiano non è nella potenza, ma nel chinarsi. È la stessa logica del Cristo che lava i piedi ai discepoli, la gloria si rivela nell’umiltà.
Non tutti sanno che Madre Teresa ha attraversato lunghi anni di buio interiore, quella che i mistici chiamano “notte della fede”. Sentiva Dio lontano, eppure continuava a servire i poveri, qui sta la grandezza della sua santità, non nell’entusiasmo, ma nella fedeltà. Ha testimoniato che fides non est sensus, sed donum, la fede non è sentimento, ma dono, scelta, atto di volontà che si rinnova ogni giorno.
Umanamente, Madre Teresa ha mostrato che la vera compassione non è commiserazione, ma partecipazione. Il povero non era per lei un numero da assistere, ma un volto da amare, guardava ciascuno negli occhi, come se fosse unico al mondo, in quell’incontro avveniva la trasfigurazione, chi era rifiutato diventava accolto, chi era invisibile tornava a essere persona.
Un’eredità che ci interpella
oggi, ricordarla non è un atto di devozione esteriore, è una provocazione. Perché Madre Teresa non ci lascia scuse? il bene si può fare sempre, ovunque, con le nostre mani nude, non servono grandi mezzi, serve un cuore che non abbia paura di sporcarsi.
Il suo messaggio resta attuale, in un mondo che corre verso l’efficienza e scarta i deboli, la sua voce ci ricorda che nessuna vita è inutile, nessuna ferita è invisibile, nessun uomo è irrecuperabile.
Madre Teresa è stata definita “santa delle tenebre” perché nel buio della fede ha continuato a brillare per gli altri. È stata, e resta, una parabola vivente del Vangelo, “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero nudo e mi avete vestito”.
Il 5 settembre non celebriamo un mito, ma una donna che con passi piccoli ha scritto una grande teologia dell’amore. La sua voce resta attuale, scomoda, e al tempo stesso tenera, ci ricorda che la santità non è lontana, ma in ogni gesto che diventa dono.

Don Enzo Bugea Nobile