Di Monica Macchioni
Evidentemente per l’attuale classe politica italiana che vive di slogan e di non fatti, il non avere scheletri nell’armadio, l’aver fatto politica coerentemente da oltre 60 anni sempre sotto la stessa bandiera, il saper parlare con tutti, l’essere stimati trasversalmente, l’essere un solido punto di riferimento territoriale diventa motivo di demerito che penalizza e non fa nemmeno entrare nella rosa dei papabili candidati alla carica di governatore della Regione
Amedeo Laboccetta e’ – a detta dei tanti napoletani e i campani noti che ho avuto modo di intervistare in questi giorni e di quelli ignoti che ho origliato parlare al bar in questa mia trasferta campana – un uomo perbene, con un fortissimo senso civico e un grandissimo amore per la sua città e la sua regione, dedito non solo alla politica, ma impegnato da sempre nel sociale, alla tutela dei più deboli, a raccogliere fondi per difendere gli animali. Ottimo e infaticabile animatore culturale, ha promosso dibattiti, organizzato presentazioni di libri, riempito teatri, fatto battaglie scomode dove ci ha sempre messo la faccia.
Non ha avuto una condanna, ha la fedina penale pulita, non ha inchieste in corso – ovviamente noi siamo garantisti ma lo diciamo per solleticare i vari palati e le varie anime che albergano nel centrodestra – non c’è’ chiacchiericcio nei suoi confronti. Ne’ amanti, ne’ appalti truccati, nulla. E’ un uomo libero. Non ha mai cambiato partito, ne’ ha mai sgomitato per avere ruoli e incarichi di prestigio. E allora quali sarebbero le controindicazioni per le quali Laboccetta non potrebbe entrare di diritto dalla porta principale nella rosa di papabili alla carica di candidato governatore della Regione Campania?
A chi fa paura Amedeo Laboccetta ?
Evidentemente per l’attuale classe politica italiana che vive solo di slogan e di non fatti, il non avere scheletri nell’armadio, l’aver fatto politica coerentemente da oltre 60 anni sempre sotto la stessa bandiera, il saper parlare con tutti, l’essere stimati trasversalmente, l’essere un solido punto di riferimento territoriale diventa motivo di demerito che penalizza e non fa nemmeno entrare nella rosa dei papabili. E questo porta danno agli entusiasmi di coloro che fanno politica per passione. Questo non fa bene ai militanti di base e territoriali che ogni tanto amerebbero se non vincere almeno il premio di consolazione. Almeno la finzione che ci fosse una democrazia e un orecchio attento al territorio. Ma che cosa e’ che spaventa davvero? Il fatto che non sia ricattabile e dunque malleabile? La crescita di un partito non si misura solo dai flussi elettorali che vanno e vengono come sanno benissimo sia il Renzi delle riforme bocciate dal referendum che il Salvini dell’oltre 30 per cento nel 2018, “salvato” oggi alle ultime europee da un Vannacci che da solo ha apportato alla Lega preferenze personali per un valore percentuale che si aggira tra il 2,5 e il 2,7 per cento. La cartina tornasole della crescita e dell’autorevolezza di un partito e’ data dal livello della sua classe dirigente.
Amedeo Laboccetta avrebbe tutte le carte in regola per fare dignitosamente lo sfidante di Fico. Non e’ malleabile e non è ricattabile. E’ disponibile a battersi per vincere ma e’ dotato di quel sano realismo e abnegazione che gli consentirebbero di mettersi a lavorare dalla opposizione per costruire una alternativa credibile di coalizione nella ipotesi in cui vincesse Fico.
E’ forse questo che spaventa?