di Don Enzo Bugea Nobile
L’Assunzione della Beata Vergine Maria è più di una festa è un sigillo divino impresso nella carne e nello spirito della Madre di Dio in lei, il mistero dell’Incarnazione trova il suo epilogo terreno e la sua piena fioritura celeste. Maria non è “rapita” in cielo come un’anima che fugge il corpo, ma viene assunta assumpta est Maria in caelum con la sua umanità integra, trasfigurata dalla grazia. Il corpo che ha custodito il Verbo fatto carne non poteva conoscere la corruzione della tomba, ciò che ha dato vita alla Vita stessa è reso partecipe della gloria eterna.
Nel dogma proclamato da Pio XII nel 1950 non c’è solo un’affermazione di fede, ma una verità che tocca l’intera storia dell’umanità. L’Assunzione non è privilegio isolato, ma profezia, in Maria vediamo il destino ultimo dell’uomo redento, se Cristo è il primogenito dei risorti, Maria è la prima creatura a seguirlo interamente, anima e corpo, nel Regno. Ella non ci precede come una figura lontana, ma come Madre che apre la strada, come “aurora” che annuncia il giorno eterno.
Il Vangelo non narra l’evento dell’Assunzione, eppure le Scritture ne custodiscono la trama segreta. L’Apocalisse ci mostra la Donna vestita di sole, coronata di dodici stelle (Ap 12,1) immagine di una regalità che nasce dall’umiltà. Maria è regina perché è serva, è gloriosa perché ha accettato di farsi piccola, è esaltata perché non ha trattenuto nulla per sé.
La tradizione della Chiesa canta questo mistero con parole che uniscono il linguaggio della liturgia al respiro della poesia: “Oggi la Vergine Madre è stata assunta in cielo, si allietano gli angeli, esultano i santi”. In questa gioia si nasconde una verità essenziale, il cielo non è una meta estranea alla nostra natura, ma il compimento della nostra umanità. In Maria, il tempo incontra l’eterno, e la fragilità umana si veste di immortalità.
Guardando l’Assunta, comprendiamo che la salvezza non è fuga dal mondo, ma trasfigurazione del mondo stesso. Maria non è stata sottratta alla terra per cancellarne le ferite, ma per mostrarci che ogni piaga, se affidata a Dio, può essere glorificata. Il suo corpo assunto è il segno che la materia, creata da Dio, è chiamata a partecipare della sua luce.
La sua Assunzione diventa allora una chiamata a guardare in alto senza distogliere lo sguardo da ciò che ci è affidato qui in basso, è un invito a vivere “con i piedi per terra e il cuore in cielo”, come scrivevano i Padri della Chiesa. Maria, dalla sua dimora celeste, continua a chinarsi su di noi, ascolta, intercede, accompagna, non si è allontanata, si è avvicinata in modo nuovo e più profondo.
“Assumpta est Maria in caelum, gaudent angeli, laudantes benedicunt Dominum”.
Sia questa lode la nostra risposta, contemplare la sua gloria per imparare a camminare verso la nostra.
Don Enzo Bugea Nobile





















