OMBRE

Torna in scena a Zevio, all’interno delle iniziative di Settembre del Centro Culturale Fiorella Milan e con la collaborazione di Associazione n.p Medusa di Viareggio, la nuova produzione a cura di Andrea de Manincor per conto di casa Shakespeare di Verona. Si tratta di OMBRE, tratto dall’omonimo romanzo di Franco Pulzone edito da Pezzini Editore.
Il lavoro avrà come palcoscenico un luogo veramente magico, l’Oratorio di Santa Croce o cosiddetta “Cesina delle Barbare”, nella verde provincia veronese.

Così racconta Andrea de Manincor, drammaturgo della versione scenica e in scena con la compagna di molte avventure teatrali, Sabrina Modenini: “Ho letto l’opera di Pulzone; è – come dire? – il frammento di una più ampia vicenda che sembra solo all’apparenza parlare di un aspetto specifico e circoscritto, cioè la Viareggio nel suo sviluppo dagli anni del Boom in avanti, ma in realtà è, più in profondità, una storia di avvenimenti d’amore e destino, di Caso che mette a soqquadro gli eventi placidi sul piano retto delle cose, sulla via lunga che si percorre in vita. Mettere in scena il Caso, il Destino, o come lo si voglia chiamare, è ciò che capita con la materia letteraria che diventa parola da teatro o da scena”.

Il lavoro è complesso, come complessa tutta la materia, non facilmente sintetizzabile, “zippabile” in un semplice riassunto, ma in questo caso, conferma de Manincor, è venuta in aiuto la partizione in due sezioni spregiudicate ma chiare operate da Franco Pulzone in “Ombre”, primo “capitolo” di una complessa trilogia di relazioni umane, cui fa da sfondo non solo Viareggio, ma anche un’Italia ritratta fra nostalgia da certezze e ottimismi post-bellici e boom economico, e le insicurezze dell’età moderna, della contemporaneità quasi stretta. Su questo sfondo si staglia il gioco dei confronti fra un uomo e una donna, maturi ma giovani, nel pieno di una maturazione genitoriale: una descrizione perfetta di quegli anni, che parla di lavoro irrinunciabile, ricerca del benessere, con gli schiaffi e i colpi della vita, tra gioie ed incontri.

I due “io” narranti, Alessandro ed Elena, diventano perciò nella trattazione per il teatro le due voci soliste che accennano agli altri protagonisti, le due voci che evocano la presenza di altri solisti.

Sottolinea Franco Pulzone, l’autore del romanzo: “L’ originalità di questa scrittura scenica sta nella evocazione di un non luogo e un non tempo, in un “qui” che situa l’incontro di due anime, che si parlano, si confrontano in maniera serrata, con un certo ritmo, e poi … poi il finale a sorpresa che rimanda al finale della prima parte del romanzo”.

Ciò a cui non ha voluto rinunciare neanche la versione teatrale sono alcuni momenti di volo lirico e poetico, la nostalgia per il versante degli scogli e delle ragazzate viareggine, il mantenimento di una memoria bambina che squarcia come una specie di sole mattutino il velo delle relazioni spesso difficili fra donne ed uomini”, conclude Andrea de Manincor.



Franco Pulzone.