di Letizia Bonelli
Giornalista esperta in web reputation
“La scienza non pensa.”
Martin Heidegger
“Fecisti nos ad te et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te.”
(“Ci hai fatti per Te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te.”)
Sant’Agostino
Tra algoritmi predittivi, poesia digitale e diritti smarriti, l’intelligenza artificiale ci impone una domanda radicale: cosa resterà dell’umano, quando tutto sarà calcolabile?
Viviamo immersi in un tempo che ha smesso di stupirsi. Un tempo in cui una macchina può scrivere poesie, diagnosticare malattie, imitare la voce dei morti, prevedere i nostri desideri meglio di chi ci ama. L’intelligenza artificiale, da sogno futurista, è diventata presenza quotidiana. Invisibile, onnipresente, rapida, ma dietro la meraviglia si nasconde una domanda essenziale: chi siamo, quando tutto di noi è già stato previsto?
L’IA non è propriamente “intelligente”. Siamo noi che, gradualmente, le stiamo consegnando porzioni della nostra intelligenza, della nostra immaginazione, persino della nostra memoria. La nutriamo di dati, parole, volti, tracce emotive. E mentre lo facciamo, disimpariamo il valore dell’opacità, del non detto, del mistero. L’algoritmo anticipa le nostre scelte, ma ci disabitua alla libertà.
In questo contesto, la privacy non è più solo una questione giuridica. È diventata una forma di resistenza spirituale. La tutela della nostra identità digitale è anche un atto poetico: è lo spazio in cui custodiamo ciò che non vogliamo che venga decifrato, venduto, sorvegliato. Viviamo in un’epoca che idolatra la trasparenza, ma l’anima umana ha bisogno di ombre. Di luoghi silenziosi, di margini, di pieghe dove nessun occhio artificiale possa entrare.
E mentre i nostri profili vengono mappati e monetizzati, il diritto all’oblio diventa una frontiera morale. Rivendicare la possibilità di essere dimenticati nel tempo della memoria eterna del web è più che una richiesta legale è un gesto di umanità. Un modo per dire: “Sono più del mio errore, più del mio passato, più di ciò che i motori di ricerca dicono di me.”
L’Europa tenta di rispondere a questa rivoluzione con strumenti come il GDPR e l’AI Act, ma il passo della macchina è più veloce del legislatore. Le norme rincorrono, correggono, normano… ma senza un’etica forte e condivisa, la legge rischia di essere solo una toppa sul vuoto.
Tuttavia, non è tutto oscuro. L’intelligenza artificiale non è il nemico, ma lo diventa se le chiediamo di sostituire ciò che è irriducibilmente umano. Se invece la trattiamo come uno strumento al servizio dell’uomo, allora può davvero aiutarci a migliorare la qualità della vita, liberare energie creative, democratizzare la conoscenza. Il problema nasce quando deleghiamo alla macchina ciò che ci definisce: la scelta, l’empatia, la coscienza.
Più l’intelligenza artificiale si perfeziona, più cresce il rischio che sia l’uomo a diventare artificiale. Veloci, iper-connessi, produttivi… eppure sempre più disabituati al pensiero profondo, al dubbio, al tempo lungo. Il vero pericolo non è che le macchine diventino simili agli uomini, ma che gli uomini smettano di esserlo.
C’è qualcosa che l’intelligenza artificiale non potrà mai replicare la fragilità,il balbettio di un perdono, lo sguardo che trattiene il pianto, l’amore che sceglie la gratuità. L’IA può imitare, prevedere, imparare, ma non può soffrire, credere, sperare e soprattutto, non può pregare.
L’intelligenza dell’uomo non sta nella sua capacità di calcolo,
ma nella sua apertura al mistero.
E quel mistero ha un nome che nessun algoritmo può pronunciare anima.
Alla fine, non è l’IA a fare paura. È la nostra mancanza di visione, il nostro smarrimento etico, il nostro cedere continuo a ciò che è veloce e funzionale, senza più chiederci se sia anche giusto, umano, vero.
Ma se l’intelligenza artificiale è uno specchio, allora ci osserva. E la vera sfida è riconoscerci, senza farci dissolvere.
Non tutto ciò che è generato è anche vivente.
Non tutto ciò che è tracciato è anche conosciuto.
Non tutto ciò che è prevedibile è anche desiderabile.





















