L’estetica giapponese nasce dalla visione del Buddismo Zen che considera la natura evanescente ed non permanente.
Tutte le immagini in natura mutano continuamente, svaniscono trasformandosi: il bruco diventa crisalide e la crisalide farfalla.
La natura è la manifestazione dell’amore, la bellezza in natura è la forma sotto cui l’amore si rende visibile e per essere compresa la dobbiamo contemplare.

Nel Buddismo il concetto di tempo è circolare e non lineare, proprio come in natura, dove le stagioni si susseguono ciclicamente senza un inizio o una fine precisa.
L’estetica giapponese nasce quindi dall’osservazione della natura che viene considerata “maestra capace di insegnarci a superare le nostre paure”, a liberarci dai nostri attaccamenti e a percepire l’invisibile per sentirci più sani, liberi e felici

Giappone, i ciliegi in fiore

Un simbolo degli ideali dell’estetica giapponese è sicuramente quella dei fiori di ciliegio, che con la loro rapida fioritura rappresentano la bellezza passeggera della vita: capaci di sbocciare prima e in modo più appariscente di altri fiori pur essendo comunque tanto delicati e fragili da poter essere staccati da un semplice alito di vento.
Questi fiori rappresentano al meglio l’ideale “mono no aware”; indica il pathos delle cose che svaniscono ed è proprio l’evanescenza, la bellezza della loro capacità di svanire che evoca emozione e pathos in chi li guarda.
Per questo la contemplazione sviluppa in noi la forza di amare incondizionatamente le persone e gli eventi per ciò che sono in ogni singolo istante, senza volerli controllare.

Un tradizionale giardino zen, tipica espressione di wabi sabi

Un altro simbolo è quello di un albero contorto e nodoso, o ricurvo o dalla corteccia spelacchiata che rappresenta l’ideale “wabi sabi”, che indica semplicità, umiltà e imperfezione, componenti fondamentali della bellezza di ciò che risulta meno appariscente.
Nella vita di tutti i giorni “wabi sabi” sta nel percepire la bellezza in un oggetto rotto e aggiustato, piuttosto che in uno nuovo; imparando a fare questo saremo protetti dalla tristezza che ci attanaglia quando ricerchiamo una perfezione che non esiste in natura e svilupperemo la capacità di trarre piacere dalle piccole cose.

Tra gli ideali dell’estetica giapponese, troviamo l’immagine di un uccello, di un animale o un insetto che incontri passeggiando nella natura.
Medita sul fatto che non e’ un caso se ti trovi lì proprio in quell’istante per vedere il passaggio veloce di quell’insetto o di quell’uccello, rappresentando il principio del giusto ritmo e del giusto momento, “Jo-ha-kyu”.
Infatti la natura segue questo principio: i fiori sbocciano nel giusto momento, le uova si schiudono nel giusto momento.
Saper cogliere il giusto momento è una questione di istinto e meditare su queste immagini ci aiuta a sintonizzarci con l’armonia universale e ad essere capaci di fare o dire la cosa giusta al momento giusto, senza sforzo.

Tra gli ideali troviamo il tramonto, qualcosa di bellissimo che però non si può toccare.
Qui, viene contemplato l’incanto di qualcosa che non si può toccare e ciò aumenta il godimento della bellezza, ritrovandoci in futuro meno compulsivi e meno ansiosi sperimentando l’ideale “Iki”, un termine che da un punto di vista psicologico rimanda al superamento dell’ansia. Infatti iki fa riferimento alla capacità di godere dei piaceri della carne senza compulsività, con distacco ed eleganza.

Paolo Peverini