Brescia e Bergamo Capitali Italiane della Cultura 2023

La parola al manager Serafino Di Loreto

Prende corpo il percorso di “Brescia e Bergamo capitali italiane della cultura 2023”, realizzato con la volontà di sfruttare questo titolo per rilanciare l’attrattività e favorire la ripartenza economica attivando pratiche culturali, imprenditoriali e istituzionali orientate a una visione progressiva e di medio termine delle due città e dei territori limitrofi. Quanto i beni culturali possono incidere nella crescita economica e occupazionale dei territori investiti da tale prestigioso riconoscimento? Lo chiediamo all’avvocato Serafino Di Loreto, manager di spicco della Work & Solution e avvocato d’affari, che ha saputo trasformare le risorse in opportunità per il territorio. “Cominciamo a chiarire la nozione di bene culturale, ci spiega l’avvocato Di Loreto, che da qualche anno si è insediata stabilmente nel dibattito sull’arte e sull’economia, producendo falsa consapevolezza e scarsa operatività, soprattutto come irascibile copertura ideologica (quindi di falsa coscienza) di un aristocraticismo che ha un sostanziale disprezzo per le cose con cui viene a contatto e di cui si dovrebbe occupare.

Avv. Serafino Di Loreto

Il bene culturale è una relatività spazio/temporale che non ammette repliche, perché è sofferente a causa degli anni, ma non solo, dell’incuria, delle manipolazioni, soffrendo per l’indifferenza tanto quanto per gli usi incoerenti e banalmente retorici”. In che misura la valorizzazione dei beni culturali concorre alla implementazione dei sistemi economici e occupazionali? “Nella grande discussione sulla disoccupazione giovanile, specie di carattere intellettuale, spesso sprovvista di laurea, -spiega l’avvocato Di Loreto – non è mai stata al centro del dibattito la questione delle nuove professioni legate alla cultura, alla gestione di imprese culturali, in tutti i settori, soprattutto in quelli museali, galleristici espositivi, che si moltiplica sempre più e non hanno personale adatto, non potendo quindi, portar avanti i programmi di espansione o dovendo accomodare con personale improvvisato. Tanto malessere, in tutti questi luoghi è dovuto spesso all’improvvisazione, al dilettantismo, che poi si traduce in cattiva selezione delle opere, in modesti cataloghi di basso tenore scientifico, in allestimenti carenti e in apparati illuminotecnici che spesso sono fatti per rendere difficoltosa la visione e sfregiare seppure metaforicamente, le opere. La stagione delle mostre, in Italia, ormai dura da anni, senza interruzione e il fenomeno non accenna a placarsi, ma questo pone con forza il problema della formazione dei critici, dei conservatori, dei curatori, degli addetti stampa e alle pubbliche relazioni, i guardiani, gli accompagnatori di comitive”. La base della progettualità per Brescia e Bergamo sarà la cultura che svolgerà un ruolo importante a servizio dello sviluppo sociale ed economico per la realizzazione di una città allargata, radicata, e policentrica, capace di tradurre la straordinaria tradizione imprenditoriale, tecnologica, di solidarietà sociale e di buona amministrazione, in un modello di città condivisa e sostenibile, in un esempio virtuoso di imprenditorialità, pratiche civili, senso di comunità e partecipazione democratica.

Le due città colpite dalla pandemia, orgogliose della loro storia e della loro unicità, riconoscono di appartenere ad un grande territorio, erede di culture condivise e capace di esprimere eccellenze nel campo del lavoro, dell’impresa, della tecnologia, della solidarietà e dell’inclusione sociale. E nel segno di questa comunione, uniscono le loro forze per affrontare questa sfida.​ “C’è in sostanza, – conclude Di Loreto- una base su cui fare leva per stabilizzare un settore che comincia ad essere pesante anche in termini di Pil ed è possibile di incrementi, non automatici, ma relativi al grado di internazionalizzazione che riescono ad avere. Tutto questo ha bisogno di “stati maggiori” che abbiano capacità e volontà, ma anche orizzonte disciplinare, visioni gestionali e la capacità di compiere scelte strategiche, quelle che oggi fanno riempire di visitatori (per fortuna anche giovani) le grandi capitali italiane dell’arte con in testa Brescia e Bergamo!”.

Manuel Gallo
Giornalista