Troppo spesso noi adulti ci approcciamo ai nostri figli come se sapessimo già tutto: cosa vogliono, di cosa hanno bisogno e cosa è meglio per loro. Forse perché lo abbiamo letto su qualche manuale, perché ce l’ ha suggerito l’amica o la vicina di casa o semplicemente perché seguiamo supposizioni nostre.

Non è sbagliato, tutt’altro. Tuttavia troppo spesso le nostre convinzioni prendono il sopravvento e finiscono per guidare i nostri comportamenti e le nostre reazioni, senza saper ascoltare e osservare cosa ci vogliono comunicare i nostri figli.

Fin da piccoli, i bambini comunicano e lo sanno fare in modo sorprendentemente chiaro, se solo ci sintonizziamo su di loro.

Pensiamo al neonato: nonostante sia appena nato e non conosca la nostra lingua, in quanto da poco catapultato in un mondo per lui strano, non è ancora in grado di produrre parole, ma sa comunicare molto bene: quando ha fame piange e il suo pianto è decisamente diverso da quello di quando ha sonno, come anche dal pianto sofferente di quando è disturbato dalle noiosissime e dolore coliche.
All’inizio mamma e papà vanno un po’ in crisi perché devono ancora imparare a decifrare e quindi a comprendere il suo pianto, che però, in virtù di un attento ascolto e di una quotidiana osservazione, diventerà chiaro

I bambini sono straordinari non solo perché sanno comunicare in modo sorprendentemente chiaro che cosa vogliono o di cui hanno bisogno fin da quando nascono, ma anche perché se diamo loro la possibilità, sanno darci più di quello che pensiamo, anche in termini di intuizioni, suggerimenti espunti di riflessione.

Infatti in parte per il loro essere così piccoli e apparentemente indifesi e in parte per fallaci convinzioni che hanno caratterizzato la storia passata della psicologia per cui i bambini sarebbero stati come esseri da plasmare, siamo indotti a pensare che i piccoli siano “da guidare, da educare e da gestire”…queste sono le parole che sento ricorrere quando si parla di figli. Troppo spesso, al contrario, dimentichiamo che i bambini sono persone e individui a se stanti, con un loro carattere (sebbene in formazione), con gusti e interessi propri e con un loro pensiero che, per quanto semplice e non ancora complesso e maturo come quello adulto, è capace di riflessioni e osservazioni importanti e acute.

Non più tardi di due giorni fa, una cara amica mi raccontava che la figlia di cinque anni e mezzo era stata messa in punizione a scuola (materna) e lei si era difesa andando dalla maestra e dicendole: “io faccio la punizione ma non sono stata io. Non posso dire chi è stata, perché un’amica non si tradisce”.

Se anziché partire dalla fallace convinzione di sapere cosa sia giusto e sbagliato e di procedere per schemi mentali convenzionali, ci sintonizzassimo di più su di loro, sia ascoltando cosa vogliono dire, sia dando più credito e attenzione a ciò che dicono e osservando il loro modo di agire e anche di giocare, avremmo molte risposte ai nostri dubbi e alle nostre preoccupazioni (Starà bene? Sarà contento?), impareremmo a conoscerli meglio e ci arricchiremmo moltissimo, come nel caso del bambino descritto sopra che in un breve episodio, ha dato alla mamma e a me stessa, che ascoltavo la storia, un insegnamento di vita recuperando il senso e il valore vero dell’amicizia.

Paolo Peverini