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Agricoltura – Calvanico – Meno lacci sul credito agrario

AltroAgricoltura - Calvanico - Meno lacci sul credito agrario

Maggio 2020- Nel pieno dell’emergenza sanitaria Covid-19, ItaliaOggi intervista l’ex membro del cda Ismea, Salvatore Calvanico.

<<Serve un’esenzione di un anno dalla valutazione creditizia.
La cambiale non è per le sole aziende in bonis.>>

L’intervento dell’ex cda Ismea si focalizza sullo svincolo della cambiale agraria dalla valutazione del merito creditizio e consentire così ad Ismea di erogare prestiti anche alle aziende che sono state segnalate in centrale rischi in quanto anche l’agricoltura è in un periodo di perdita, o, come sottolinea il Dott. Calvanico <<in un contesto di tipo bellico, bisogna quindi allargare i corridoni>>.

Dopo l’autorizzazione concessa dall’Unione europea per una spesa di 30 milioni di euro, Ismea venerdì 8 maggio ha avviato l’operatività della cambiale agraria per le imprese agricole, agrituristiche e della pesca. Tutte le attività possono fare domanda.

Ismea ha inserito nella procedura di istruttoria per la cambiale agraria e la Crif. Ma l’Europa non l’ha mai chiesto

Dott. Salvatore Calvanico

Non si tratta di uno strumento nuovo, ma di un meccanismo che fa parte della lunga storia del credito alle aziende agricole. Per questo e per capirne l’evoluzione, il quotidiano ItaliaOggi lo ha chiesto a Salvatore Calvanico.

Dottore agronomo e membro di lungo corso del cda Ismea, con una storia professionale nel primario del paese, anche presso il dicastero dell’agricoltura, la sua visione squarcia un velo di silenzi in modo schietto, partendo da un vecchio adagio siciliano, che Calvanico ripete come un mantra: <Impedimento, giovamento>>, cioè trasformare la crisi, ogni crisi, in opportunità di miglioramento e rilancio.

D: Calvanico, lei è stato un protagonista della storia del credito in agricoltura?

R: Beh, diciamo che ho contribuito alla riforma del credito in agricoltura, che ha avuto nell’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea, ndr) il protagonista della stagione di riforme del settore avviate nel 2002. Sono stato per otto anni, dal 2003 al 2011, nel cda di Ismea, nominato in rappresentanza della Conferenza Stato Regioni.
In quegli anni abbiamo realizzato due fusioni importanti: la prima è l’incorporazione in Ismea della storica Cassa per la proprietà contadina, nata nel dopoguerra, nel 1948 per la ricomposizione fondiaria e la creazione di aziende competitive; la seconda operazione è stata l’accorpamento in Ismea del fondo interbancario di garanzia per il credito agrario.
Non sono state due mere fusioni, ma una profonda riorganizzazione e modernizzazione di strumenti antichi, ma vitali per le imprese agricole, nella sfida per la competitività.
Il risultato è aver costruito un Ente capace di cogliere le esigenze del mondo agricolo in modo flessibile e, soprattutto, capace di stare sul <<mercato>> con un management moderno e professionale.

D: Cosa ne pensa del rilancio della cambiale agricola?

R: Con l’emergenza generata dal Covid-19, la commissione europea ha concesso all’Ente pubblico vigilato dal ministero delle politiche agricole la possibilità di emettere prestiti; questa concessione arriva perchè lo prevede lo stesso statuto di Ismea. L’autorizzazione, formalmente è stata data dall’UE il 4 maggio 2020. La realizzazione di Ismea dello strumento attuativo è stata rapidissima. Appena quattro giorni. Una prestazione brillante.

D: In cosa consiste esattamente la cambiale agraria?

R: Si tratta di un prestito, rilasciato a tasso zero con rientro entro cinque anni dal credito, e due anni di preammortamento, finalizzato a dare liquidità alle imprese agricole e della pesca.

D: Un meccanismo rodato, allora.

R: Non proprio.

D: Qual è il problema?

R: Ismea comunica alle aziende agricole, che può rilasciare credito mediante cambiale agraria a tutti i soggetti che non abbiano posizioni di sofferenza o di insolvenza con l’istituto. Fa bene a dirlo, questo è corretto Ma…

D: Ma?

Il ministro Bellanova passi alla storia, restituisca al creditoagricolo la sua specificità con un decreto. Siamo in guerra

R: Ismea ha inserito nella procedura di istruttoria l’obbligo per il potenziale beneficiario di richiedere a Bankitalia il proprio status sulle sofferenze bancarie, per la verifica della situazione creditizia del richiedente; ecco questo è lo stesso meccanismo che ha bloccato le erogazioni alle imprese del decreto legge Cura Italia (n. 18/2020) e del decreto legge liquidità (n. 23/2020).

D: In che senso?

R: E’ ovvio che le aziende, in questa fase, siano in sofferenza bancaria. Ed è esattamente questo il motivo per cui si rivolgono alle banche: hanno bisogno di liquidità. Oggi molte attività, soprattutto agricole, a causa dei pagamenti bloccati ai fornitori e delle mancate vendite per il blocco del canale horeca, possono essere state segnalate alla Centrale rischi. Avere degli incagli. Sottoponendo le imprese agricole all’obbligo di Crif, di fatto si nega loro il credito.

D: Cosa propone, allora?

R: Che il ministro alle politiche agricole, Teresa Bellanova, con proprio decreto, abroghi o, quantomeno, sospenda per almeno 12 mesi , l’adempimentoche vincola l’ottenimento della cambiale agraria alla positiva valutazione creditizia del richiedente. Stop alla Crif per un anno almeno.

D: Propone una esenzione?

R: Esatto. Propongo che Ismea per la cambiale agraria vada in esenzione dai vincoli sulle sofferenze previste dalla disciplina bancaria per almeno un anno. Ho avuto il piacere di conoscere il ministro Teresa Bellanova: può far emergere su questa partita la grande sensibilità, che la contraddistingue e che sta dimostrando di avere in questa fase critica per il paese.

D: Ma come può Ismea derogare ai vincoli dettati dal comitato di Basilea sui crediti deteriorati, i cosiddetti <<Non Performing Loans (Npl)>>?

R: L’unione europea non ha chiesto a Ismea di rispettare questi vincoli, ma ha concesso all’Istituto, che è un ente pubblico vigilato dal ministero delle politiche agricole, di erogare prestiti in base al proprio statuto. Nulla di più. Ismea fa bene ad applicare la Crif su altri generi di prestiti, ma nel caso della cambiale agraria li può omettere. Ripeto: basta un decreto del ministro delle politiche agricole per correggere la situazione.

D: Chiarisca meglio questa necessità.

R: Erogare prestiti ad aziende che per via della crisi hanno un degault di natura bancaria è problematico. Le aziende devono essere in bonis. Oggi, però, sono molte le imprese che hanno crediti incagliati. Per questo, se si pretende dall’azienda che la propria valutazione di merito creditizio sia perfetta si fa fuori gran parte del mondo agricolo.

D: I vantaggi dell’esonero dalla Crif quali sono?

R: Un esonero tramite decreto ministeriale metterebbe al riparo Ismea e restituirebbe forza al ministro Bellanova. Sarebbe un intervento nel pieno spirito della cassa per la proprietà contadina, nata non a caso nel dopoguerra. E oggi siamo in uno scenario di tipo bellico. Allora, la cassa contadina era il padre, l’agricoltore era il figlio. La flessibilità nella concessione del credito, che ha sempre caratterizzato la cassa contadina, ha fatto crescere in Italia 10mila aziende agricole.

D: Ma Giuliano Amato, a suo tempo, cancellò il credito agrario vecchio stile, con la legge 218/1990.

R: Ecco, chiedo alla ministra Bellanova di passare alla storia e di mitigare le rigide regole delle varie <<Basilea>>, restituendo all’erogazione del creduto quella flessibilità dovuta dalla specificità e unicità del settore agricolo: le aziende agricole non sono come le altre, dipendono da variabili imponderabili, come le condizioni climatiche. Per questo, la cambiale agraria non può essere sottoposta alle regole del mondo bancario e deve seguire le regole del mondo agricolo.

D: Ma basterà questo a ridare ossigeno al comparto?

R: C’è un altro nodo da risolvere: Ismea attualmente rivolge lo strumento del riordino solo agli aspiranti giovani agricoltori. Non basta. L’Istituto deve aprire questo strumento anche alle aziende che hanno già delle proprietà; la cassa per la proprietà contadina deve tornare a finaziare anche chi ha già i mezzi per condurre le operazioni di investimento in porto. Certo, si può conservare il parametro della giovane età dei beneficiari, ma è importante che abbiano già una solidità.

D: Quali sono i settori che, secondo lei, necessitano ora di maggior credito.

R: Viticultura, floricultura e olivicoltura devono avere priorità, anche nel credito. Anzi, soprattutto nel credito. I produttori di vino, da gennaio, hanno imbottigliato e non riescono a vendere la vecchia vendemmia per via del blocco dell’horeca. In arrivo c’è la prossima vendemmia. Senza interventi richiamo la desertificazione della parte migliore dell’Italia agricola, Vinitaly compreso. Particolare attenzione bisogna, inoltre, dedicare alle aziende in fase di start up, poichè la mancanza di credito e, quindi, di liquidità, rischia di vanificare gli investimenti effettuati.

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